Raccontami dei tuoi anni
dei giorni trascorsi ad aspettare
dimmi delle sere vicino al focolare
a contare le fiamme per farne uncinetto
leggimi ancora le cartoline lontane
del freddo della stazione,
delle valigie di cartone,
quando il paese era amore
e i gradini della chiesa un sogno da realizzare,
quando non c’erano foto a ricordare
ma case da riempire.

Ora che le parole non hanno eco
quella scala dove sedevi gioca con la pioggia
scivola insieme a te sfumando i tuoi pomeriggi
e insieme alle foto volano i ricordi
verdi come le olive di zia Rosina,
o quelli bianchi di velo
candidi come fosse ancora matrimonio.

A qualche anno dal tuo sguardo
i cipressi usano le tue gambe per ricordarti il mondo
fremono del poco vento che ancora resiste,
e lontano, ma forse neanche troppo,
vagano le corde di un tango
con ali di capinera, col fischiettare di Antonio

e io che adesso non posso piangere
vorrei regalarti il sorriso mamma,
da sfoggiare nelle sere opache di sale.