in questa città scheggiata dalle tangenziali
la vita assomiglia al vuoto,
all’altitudine impalpabile dei palazzi :
appena una pellicola di nudità
che racconta il suo film d’asfalto
(nei colori metropolitani
e i troppi silenzi per farne parte)
mi dico che è una manciata di vicoli
buttata lì, di sbieco al bavero di un lampione
mentre la guardo nel suo tremore di radice
come fosse terra, guardiana di un sospiro
e non so chiedere ragione per i versi di selce
in vetta al mattone di fronte la stazione :
a queste latitudini il cammino è una figura di sale
intorno a graffiti e siringhe,
attraversa i volti vecchi come l’orizzonte
con qualche ombra di voce lungo la statale
solo i confini non possiedono ricordi
oltrepassano incolumi l’acqua del crepuscolo
confondendosi ai viali disseminati di giungla,
nei tanti fantasmi stretti alla pioggia
a pagare il biglietto del mondo
un quadro di lapidi, un guado indifferente
nascosto nell’edera del passo :
a non sapere del giorno
si corrompe la luce, in un maledetto panorama di stelle
Hai espresso bene il senso di una metropoli coi suoi palazzi, strade e traffico urlante.
Complimenti
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la città, che a volte è così distante. Grazie
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Non è la città distante, sono gli abitanti che vivono nel loro mondo isolati dagli altri.
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beh anche questo è vero. Diciamo che la città contribuisce a distanziarci, frenetica e a volte troppo fredda per sentirla veramente 🙂
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Ormai non c’è molta differenza tra grande e piccola città. Stessi problemi.
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spaccati di vita quotidiana avvolgono il tuo poetare, fra la malinconia del tempo che scorre, e le mute sensazioni di una solitudine urbana avvolta di ricordi.
Molto bravo!
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grazie Max delle tue visite 🙂
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