passeggi con resti di vertigini
su questa luna di carta
e ti accorgi che le sentenze
sono lì : pali e assiomi indesiderati
dentro una vita muta

e continui con le evidenze
di qualche stravagante sintomo
a risarcire il tuo moto
con l’altezza dei sogni

mentre la scena che ti vide nascita
giace tra i rifiuti del giorno,
oltre il senso della strada
e della sua ordinata assenza

solo le poche stelle
che ancora si abbeverano
del tempo attraversano le tue sequenze :
forse per la consueta pulsione
o magari per misurare distanze

ma sarebbe destinare il vento
alla logica dei numeri
se in lontananza al destino
un palcoscenico da due lire
raccontasse di te

-eppure si sta da dio dalle parti del silenzio
in chiuse e zavorre senza incipit-