mi sarebbe piaciuto non morire
per volare in altezza e sentirmi Dio
ma le porte fanno il loro mestiere
interrompono con agilità
luoghi, angoli, strade
margini che mi hanno affidato
e dove mi occupo del futuro
come fosse arrivo
a volte immagino
il cammino della pioggia
muoversi con gocce di genio
o i controsensi delle strade
sommarsi al numero dei passi
ma poi mi accorgo
che le divergenze assumono direzioni
e dimenticanze d’asfalto
altezze in cui le foto
assomigliano ai gesti dei palazzi
così i chiaroscuri disegnano forme
e oltre alle gonne di madre
mi ritrovo con gli occhi
a dimostrarsi balconi
con le immagini di un me bambino
che lasciano i giochi di paese
al loro destino
ma chissà se in luce potrò mai affiorare
custodendo dei miei passi
il tempo concesso
In punta di piedi
Lascio un applauso
Davvero bravo
Un sorriso
Chiara
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Grazie Chiara e benvenuta 🙂
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Immergersi nella poesia con le forme stilistiche che le tue parole sanno assumere è delizia!
Grazie per questi continui doni di bellezza!
Hai costruito una scala dodecafonica, un’armonia tra discendenze ed ascendenze emotive.
Complimenti!
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Grazie Brigida dolci parole le tue 🙂
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Il passato visto come fonte per togliere incertezze al futuro.
Una poesia all’altezze delle altre: bella
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Grazie 🙂
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un saluto
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bella bella (come sempre…)
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troppo buona grazie
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c’è la voglia di stupirsi ancora, che poi è quella che onora in pieno la vita
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Già senza che vita sarebbe. Grazie Massimo
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un poetare maturo e riflessivo, uno sguardo aperto al passato, fra i mille interrogativi che ancora si cristallizzano fra le cicatrici del tuo vissuto.
Bravissimo!
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grazie Max 🙂
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