mi alzai di notte per vestire un sogno
ma non trovai stelle, né firmamento :
tra auto di cemento
i cartelloni sbraitavano ricchezza
e silenzio assordante
più in là il buio, con le mani in tasca,
anneriva i volti nel suo giro a vuoto
incontrai la periferia nella bava dei cancelli
provare passi per un teatro
che assomigliasse al cielo
quando a navigare nel mare d’asfalto
messaggi di bottiglia
apparvero come cartoni e fantasmi
ma fu sotto i ponti che conobbi la distanza
col grigio dei giornali
appeso al sabba metropolitano
mentre l’assenza era vestita da strega
pronta a vomitare marciapiedi
/intanto una sirena sferzava il traffico
tra l’immondizia e un vaffanculo/
-dissero del confine le estremità,
speso tra un goccio e una pisciata
Una poesia dura come duro è il vivere dell’uomo solo.Bravo. Un abbraccio. Isabella
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Grazie Isabella, ciao un abbraccio
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Il degrado delle città, la mancanza di stelle rendono amara il vivere in città.
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da piccoli le stelle erano il luogo dei sogni, ci raccontavano di quei luoghi fatati e delle meraviglie che le abitavano…da grandi ci siamo svegliati e delusi abbiamo constatato che quasi sempre quei sogni rimangono fantasia. Ciao e grazie
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Però qualcuno non rinuncia ai sogni.
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l’occhio del poeta non lenisce le offese, le trasforma in possibilità, in futuro, in canto rabbioso e doveroso
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uno sguardo che non cattura ma registra assenze e modalità sempre più distanti e distanzianti. Ciao Massimo e grazie
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la povertà delle nostre città, immagini che s’inseguono come sirene nel buio della notte, fra parole avare di carità, e quel vuoto che accompagna la solitudine dell’uomo all’atrio di se stesso.
Profonda e riflessiva, molto bravo.
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una passeggiata e un mondo intorno che scivola di corsa. Grazie max
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