dell’essere uomo mi porto la forma del corpo
e il tatto dell’aria
ma anche l’eleganza dell’acqua
o, a volte, il suono delle prove
che sopportano il mio sguardo di ieri

poi in sintonia alle pietre
trovo situazioni che feriscono questo viso
e vedo negli occhi
il fuori di un dentro che ristagna

e in dimissioni che non so essere mie
mi sento sterile di fronte a confessioni
che nulla hanno
se non la consapevolezza dell’assenza

quando scorgo le illusioni delle parole
realizzarsi in poche e isolate ballate
come se il giorno fosse l’istantanea di un solco

/forse è il disegno di quel Dio irrinunciabile
che lo rende macchia e destinazione/

so di certo che l’altezza continua a digradare
per questi piedi che non possiedono indirizzo

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