a forza di essere uomo
mi porto addosso il peso delle orme
come fossero di cemento
(strane cose con le gambe indietro
che sanno di nebbia e di direzioni incompiute)
paziente come un libro
cerco un assaggio di parole
mentre margini d’architetto
definiscono inchiostro e senso
ma precisazioni di pioggia
trovano la diagonale degli occhi
per farne soste e digressioni
così penso al guado degli anni
col solo biglietto di una bevuta
e di qualche avventura
eppure ho provato a essere marea
ma sentendomi confine
mi sono abituato alla sera
lì, a due passi dalla luna
con la consuetudine dell’alba
a scegliere con mestiere i suoi indizi
/forse è il senso di vissuto
dei balconi che ci rende immortali
tra segni di tempo e ruggine/
Bellissima, complimenti!
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grazie Elisa! Ciao
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probabilmente è proprio così: quello che ci appartiene e che ci ha sempre vissuto intorno: anche una pietra, farà sempre parte di noi stessi !!!
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complimenti.
le tue poesie fanno vibrare le corde sulla quale cammina la mia anima facendola così sentire viva.
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grazieeeeee 🙂
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hai provato ad essere marea, era quasi un dovere per tutti
ora sei la perfezione dell’uomo imperfetto, nulla di più bello in fondo
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la perfezione non è di noi uomini, noi siamo molto più spesso coloro che vi attentano. Ciao e grazie Massimo
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Siamo margini e confini, abbiamo un inizio e una fine, ma pensieri ed emozioni rendono unico il viaggio.
Bella, molto.
Ciao
Patrizia
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grazie Patrizia, i confini non possono delimitare le emozioni, emozioni che sono il passaporto per l’eternità. Ciao
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bello il tuo nuovo template, vedo che sei in fase di rinnovamento. Anch’io nel mio blog ho cambiato template, se passi mi farai piacere (:-))
Sempre bellissime le tue poesie e mai banali.
Buona giornata.
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ogni tanto mi piace cambiare, grazie Max
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