a forza di essere uomo
mi porto addosso il peso delle orme
come fossero di cemento
(strane cose con le gambe indietro
che sanno di nebbia e di direzioni incompiute)

paziente come un libro
cerco un assaggio di parole
mentre margini d’architetto
definiscono inchiostro e senso

ma precisazioni di pioggia
trovano la diagonale degli occhi
per farne soste e digressioni

così penso al guado degli anni
col solo biglietto di una bevuta
e di qualche avventura

eppure ho provato a essere marea
ma sentendomi confine
mi sono abituato alla sera
lì, a due passi dalla luna
con la consuetudine dell’alba
a scegliere con mestiere i suoi indizi

/forse è il senso di vissuto
dei balconi che ci rende immortali
tra segni di tempo e ruggine/

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