Ho sentito il rumore dei machete
contare fino a cento,
parole di carne dividersi i numeri
in cambio di un pezzo d’Africa
ho visto il passaporto della razza
pulire la storia con un sole di marmo,
bandiere e soldati
rivestire corpi domati
ho sentito lamenti sgozzare la voce
come prede di corsa e senza gambe
e fratelli nel buio
piangere i volti lontani
ho visto il traguardo della lama
riempirsi di sangue impotente
e scegliere un telo nero,
del colore degli uomini.
Anche oggi la pioggia ha solo un grido :
lo chiamano silenzio.
Sui teschi lacrime dal paradiso.
***sul genocidio in Rwanda
Il genocidio del Rwanda fu uno dei più sanguinosi episodi della storia del XX secolo. Dal 6 aprile alla metà di luglio del 1994, per circa 100 giorni, vennero massacrate sistematicamente (a colpi di armi da fuoco, machete pangas e bastoni chiodati) almeno 500.000 persone secondo le stime di Human Rights Watch; il numero delle vittime tuttavia è salito fino a raggiungere una cifra pari a circa 800.000 o 1.000.000 di persone. Il genocidio, ufficialmente, viene considerato concluso alla fine dell’Opération Turquoise, una missione umanitaria voluta e intrapresa dai francesi, sotto autorizzazione ONU.
Le vittime furono prevalentemente Tutsi. L’idea di una differenza di tipo razziale fra gli Hutu e i Tutsi è legata al primo colonialismo belga in Africa. I coloni belgi si basarono sulla semplice osservazione dell’aspetto fisico degli appartenenti ai diversi gruppi. Essi osservarono che i Twa (un terzo gruppo etnico dell’area) erano di bassa statura (come i pigmei), gli Hutu erano di media altezza, e i Tutsi erano molto alti e snelli. Inoltre, i Tutsi tendono ad avere il naso, e l’intero volto, più sottile. I Tutsi erano una minoranza rispetto agli Hutu, mentre i Twa costituivano un altro gruppo ancora meno numeroso. Anticamente si poteva passare da un gruppo ad un altro, ci si poteva sposare tra gruppi diversi. La differenza era prevalentemente di tipo sociale: i Tutsi erano più ricchi degli Hutu e nell’ultimo gradino della scala sociale vi erano i Twa. Ma non era definitivo, chiunque poteva migliorare la propria condizione. I colonizzatori belgi fecero l’errore di considerare questi gruppi come delle divisioni razziali.
Così facendo i gruppi si irrigidirono e non fu più possibile cambiare gruppo. I Tutsi divennero i ricchi al potere, gli Hutu i poveri che dovevano subire tutto. Dopo sanguinose rivolte e massacri, gli Hutu, con l’accordo dei belgi, presero il potere nel 1959–1962 e iniziò la lunga persecuzione dei Tutsi. Molti di loro fuggirono nei Paesi limitrofi, soprattutto in Uganda. Nel periodo del genocidio gli Hutu erano il gruppo di popolazione maggiore. Erano Hutu anche i due gruppi paramilitari principalmente responsabili dell’eccidio: Interahamwe e Impuzamugambi
quando le bandiere della violenza caleranno insieme al sole, sarà ormai il tramonto della nostra umanità !
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Il testo della poesia era chiaro, anzi chiarissimo, la spiegazione eloquenti.
L’ennessimo massacro in nome di… non si sa cosa. I frutti avvelenati dei colonialisti.
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già il colonialismo, l’ennesimo atto di “civiltà” per esportare sopruso, sopraffazione e morte. Ciao
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Belle scuse per coprire le nefandezze del coloniali
Ciao
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Bella ed efficace. Mi ha ricordato un fatto che avevo quasi rimosso per quanto mi avesse sconvolto all’epoca dei fatti. Mi piace la tua poesia a tutto tondo.
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Grazie Lorenzo, la memoria è la medicina che potrebbe guarire l’uomo, anche se a volte penso che sia tutto inutile. Ciao
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un contributo validissimo che serve a farci riflettere sulle molte guerre ancora in corso, e sulle tante atrocità che l’essere umano è stato, ed è, in grado di compiere.
Sempre ottime le tue poesie sociali, il tuo è un blog molto profondo, che merita la giusta attenzione.
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Grazie Max, la storia non insegna nulla è solo un libro bianco su cui scrivere col sangue.
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Post meraviglioso caro Sarino. I tuoi versi descrivono molto bene un genocidio che è passato alla storia per efferatezza disumana. Ricordo il film Hotel Rwanda che mi piacque molto e che aveva una frase che dava il via al genocidio: ” tagliate gli alberi alti”. S’indicavano con quella frase i Tutsi. Se non lo hai visto te lo consiglio. Sei bravissimo.Un abbraccio. Isabella
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uccidere è sempre stato il passatempo preferito dell’uomo e la razza è stata la scusa per farlo con grandi cifre. La razza! Come se ci fosse una razza diversa da quella umana. Grazie Isabella, quel film è stato un pugno nello stomaco : ho comprato il dvd appena uscito :).
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Hai proprio ragione mio caro. E anche sul film: un pugno nello stomaco davvero. Un Abbraccio. Isabella
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