quanta sabbia e occhi scorgo immensi
e colori far finta ai gabbiani

come fossero fremiti
mi sollevano dai dubbi del mare
in quell’attico di nuvole
che svolge sentieri e appariscenze di luna

istanti d’acqua in avvenenza di voce
tra momenti di scogli
e il protrarsi della marea

mentre ad est si commuove il sole
sdraiato ai contorni d’estate
in quei sapori di sale che rimangono

poi le note diffondono
particelle d’orizzonte
e la voce canta i secondi
del mondo
graffiando teli di sambuco

allora rimango nella sera e mi consolo di quiete