la città in conclusione di strade
ricorda spesso obiettivi irraggiungibili
come il vantaggio di certi gradini
prima della salita
ed è facile sentirsi soli con un po’ d’abitudine
quando le insegne dei marciapiedi
tifano per un altro bicchiere
del resto il bar numera scarti e bottiglie
e non teme eccessive fermate
tanto domani sarà ancora soluzione
e non sarà la sosta del bancone
a disporre del movimento
ma il fumo al neon col suo viaggio
che poi a raccontare storie basta la voglia
in fondo vedere
è sempre stato un gioco per gli occhi
le mani di vetro invece s’imbattono
sempre in un altro giro
e di solito i confini si misurano con l’alcol
intanto fuori il buio non ha altri impegni
a disfarsi dei volti sarà una porta
e un paio d’inneschi per chissà quale appuntamento
/ai tavoli alcune promesse di birra
raccontano di vecchi fantasmi
e di quella volta che Ester sorrise
Beh… almeno Ester quella volta ha sorriso.
Bellissima questa poesia, impregnata di solitudine e di riscatto nello stesso tempo, perché i loghi dove un rifugio diventa voglia di confrontarsi o di sfogarsi, a loro modo, lasciano spazio a ogni fantasia e a ogni piccola fuga… a ogni giro nonostante l’alcol…
Porca miseria, questa tua lirica non potevo non commentarla 🙂 😀
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beh a parlare di alcol, non potevi non commentarla 😉 !
Spesso mi capita, anche per lavoro, di farmi un giro per la città e in quei posti in cui l’emarginazione la fa da padrone e allora mi riesce difficile non provare a mettere su un po’ inchiostro, conscio che è ben poca cosa rispetto alla solitudine e alla disperazione che purtroppo mi e ci circonda!
Grazie
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Sai sempre meravigliosamente parlare di solitudini, aiutato da quel vedere , (già te l’ho detto una volta mi pare) in bianco e nero che fa tanto atmosfera. Sei davvero in gamba mio caro Sarino. Sai emozionare anche con un linguaggio del tutto originale. Ti abbraccio forte. Isabella
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Grazie carissima, gentile e coinvolta come sempre riesci sempre a stimolarmi! 🙂 🙂
Abbraccio a te.
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Buona serata mio caro Sarino. Isabella
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ricambio carissima!!!
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Ciao c’è una sorpresa per te passa dal mio Blog: Premio Tag Blog
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Ciao c’è una sorpresa per te passa dal mio Blog: Premio Tag Blog
 
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Grazie Michela 🙂
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Ancora una bella poesia che scava nel mondo degli emarginati, di chi ha il bicchiere in mano dove annegare la propria vita.
Sei veramente bravo nel cogliere questi momenti.
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grazie,
ci sono momenti che ti fermano e chiedono di parlare, allora non puoi non ascoltare, agli occhi basta un po’ di cuore per vedere!
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è vero
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ci sono troppe storie dal finale “nero”, storie che circondano i nostri giorni e troppo spesso nell’indifferenza del tempo!
Ciao
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Trovo che il tuo modo di scrivere assomigli molto ai testi di De Gregori, i tuoi versi hanno la capacità di sorprendere e non è mai facile interpretarli, forse per questo affascinano, perché sconvolgono gli schemi usuali
“ai tavoli alcune promesse di birra
raccontano di vecchi fantasmi
e di quella volta che Ester sorrise”
Credo che , alla fine, sia questo ritratto femminile ad essere la traccia principale del brano, veramente interessante.
Cordialmente!
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hai letto bene Laura, come al solito!
Ester sapeva sorridere : alla luce del volto ha sostituito il nero dell’alcol.
Paragonarmi a Francesco De Gregori che reputo, insieme a Fabrizio De André e Ivan Graziani, un un poeta prima che cantautore, mi onora oltremodo 🙂
Sono stati, ma lo sono tuttora, dei punti di riferimento per capacità artistica, culturale, emozionale.
Grazie
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Quanta rassegnazione c’è in questa pagina. Quanta verità. 😦
Io, quelle che tu chiami “mani di vetro” le definisco “infermiere di vetro”, curano con farmaci placebo.
Tempo fa, avevo scritto una “nn poesia” (così chiamo ciò che scrivo) a questo proposito. Se mi decido la posto.
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dai sono curioso 🙂
quel vetro è un riflesso maledetto che distrugge sogni promettendo sofferenze e delusioni!
Ciao
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