Vorrei fosse ancora appunto
e specchio il tuo passo,
nota di tempo, foglio e ricalco
per quel volto bambino
che incontrai tra le tue braccia.
E vorrei che, verso meridione, il senso dell’ora
rientrasse al pomeriggio.
Anche col silenzio dei tuoi occhi.
Vorrei scrivere con acqua e sogni
l’impeto della luna per farti marea,
per conoscerti onda al grecale.
Così amerei l’aria di marina,
poi ancora le tue parole,
le sottili linee di fiato, il modo
della macchina nel suggerirti una marcia.
Ora che sosta è l’aria
mi fermo spesso sulle parole mai dette,
sul tenero passo senza vento
della porta. E quando mi parlo di te stringo
il cielo e provo un po’ di passato.
All’avventura della foto
lascerei le scelte di polvere, i contorni incisi a legno,
l’ultimo comodino per dormire.
Ora. Che a distinguere cipressi la mia età
si avvicina alla tua.
Tanta aria, vento, mare e cielo per un ricordo affettuoso e delicato.
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un bel ricordo di tuo padre. Dolce e sincero. L’affetto che le tue parole trasmettono è palpabile. Nessuna nostalgia ma tanto amore verso la figura paterna.
Ciao
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quanta tenera e sottile nostalgia, ora…
Ora. Che a distinguere cipressi la mia età
si avvicina alla tua.
e parole d’aria, acqua e sogni, nel ricordo delle parole non dette
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un grandissimo ricordo, dove la purezza dei versi si affianca al talento della tua arte poetica.
Molto bravo!
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n questi versi, fonte inesauribile di calore e tenerezza, ci sono i giorni, le stagioni perdute.
Il rapporto tra padre e figlio è misterioso come una crittografia impazzita, i ricordi improvvisi in un momento restituiscono il sentimento dell’appartenenza, di un legame che va oltre il tempo e le consuetudini.
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Come sei bravo caro Sarino. E come sai usare le parole conferendo loro armonia e bellezza . Grazie per scrivere come scrivi. Ti abbraccio forte, come sempre. Isabella
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