Dicono che i passi rimandano all’ombra
la propria rendita d’impronta.
Invece noi che fummo giovani e ribelli
aspettammo le gonne delle ragazze
come il vento d’estate le onde.

Con un’altra versione di peso addosso
solo un mestiere
ci pareva degno di concessione :
alberi in variazione alla luna,
abituati a serate da grandi.

Noi che spesso tentavamo una maldestra
traduzione di strada
ascoltavamo musica in inglese.
Liberi e senza orizzonti
con diverse tracce nelle tasche
e vele per centinaia di miglia.

Sentirsi a distanza
da chiacchiere e riunioni di paese
sembrava un gioco di caramelle,
un racconto di biglie
che sfogliavamo per imparare.

Eravamo uomini appena nati,
eppure perfetti negli occhi, assoluti nelle mani
in tono a qualunque batteria d’oltremare.

Ma in tasti di nero cielo ci contavamo
come un pianoforte
aspettando il bianco del giorno
per ricominciare a oltrepassare.