Salvatore Antonio Gaetano nacque a Crotone il 29 ottobre del 1950 da una famiglia originaria di Cutro. In famiglia era chiamato Salvatorino eccetto che dalla sorella maggiore Anna; lei preferiva il diminutivo Rino che in ultimo soppiantò il nome di battesimo. Nel marzo del 1960, quando l’artista calabrese aveva appena dieci anni, la famiglia si trasferì a Roma per motivi legati al lavoro dei genitori. L’anno dopo Gaetano venne mandato a studiare nel seminario della Piccola Opera del Sacro Cuore di Narni, in provincia di Terni. Tale decisione non fu presa col fine di avviare il ragazzo ad una carriera ecclesiastica; l’intento era probabilmente quello di assicurargli una buona cultura e di non lasciarlo troppo solo, visto che entrambi i genitori lavoravano. Lontano dalla famiglia Gaetano compose il poemetto E l’uomo volò e legò soprattutto con un insegnante, padre Renato Simeoni, che ricorda:

« [Gaetano] sentiva l’importanza dello studio, però aveva anche dei momenti di grande assenza, che non era vuoto. Era molto difficile trovare Rino in situazioni di “vuoto”, era sempre mentalmente occupato. C’erano dei gusti, questo mi è sempre sembrato di lui, dei gusti all’interno di questa persona, delle ricerche sue personali che lo tenevano occupato. Lui è stato abbastanza un ragazzo sognante, molto sognante. »

Nel 1967 Gaetano tornò nella città capitolina dove visse il resto della sua vita, prima in via Cimone nei dintorni di piazza Sempione, nel quartiere di Monte Sacro e successivamente, dal 1970, in via Nomentana Nuova. L’anno seguente, insieme a un gruppo di amici creò il quartetto dei Krounks, un gruppo musicale che eseguiva soprattutto cover. Gaetano suonava il basso all’interno della band e nel frattempo si dilettava a scrivere canzoni. I suoi artisti di riferimento in quegli anni erano cantanti italiani come Jannacci, De André, Celentano, i Gufi, Gian Pieretti e Ricky Gianco ma anche star internazionali, quali Bob Dylan e i Beatles, come si può leggere nel frontespizio di un quaderno che contiene accordi e canzoni scritte da Gaetano proprio in questo periodo.

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Folkstudio e prime esperienze teatrali

Nel 1969 Gaetano si avvicinò al teatro e iniziò a frequentare il Folkstudio, noto locale romano dove si esibivano molti giovani artisti. Qui ebbe l’occasione di conoscere Antonello Venditti, Ernesto Bassignano e Francesco De Gregori. In questo ambiente emersero in maniera alquanto precoce quelle caratteristiche che differenziavano Gaetano da altri cantanti. La forte ironia dei suoi brani, il suo modo di cantare e di criticare furono mal sopportati da altri membri del Folkstudio. È lo stesso cantautore a ricordare:

« Già quando cantavo al Folkstudio ero al centro di certe discussioni… insomma molti non volevano che io facessi i miei pezzi perché, dicevano, sembrava che volessi prendere in giro tutti.»

Anche Bassignano ricorda:

« Adottava uno stile atipico, buffonesco, ma non faceva cabaret. Dissacrava continuamente il pop e, per tutti questi motivi, risultava improponibile per il pubblico del Folkstudio.»

Inoltre Gaetano si dimostrò sin da subito poco interessato agli ideali di sinistra e fu probabilmente anche per questo che faticò ad inserirsi nell’ambiente del Folkstudio: la militanza infatti era quasi un dogma per i cantautori in quegli anni. In quello stesso periodo Gaetano si esibì spesso insieme a Venditti in alcuni spettacoli di cabaret organizzati da Marcello Casco. Tra il 1970 e il 1971 inoltre prese parte a diverse rappresentazioni teatrali: recitò i poemi di Majakovskij e interpretò Estragone in Aspettando Godot di Samuel Beckett e la volpe in Pinocchio di Carmelo Bene. 

Primo 45 giri

Gaetano nel frattempo si diplomò in ragioneria. Per via dei problemi economici della famiglia, il padre cercò spesso di indirizzarlo verso una carriera ben retribuita e per questo motivo gli procurò un posto di lavoro in banca. Tuttavia i progetti di Gaetano per il proprio futuro divergevano profondamente da quelli del padre, col quale raggiunse un compromesso: avrebbe provato per un ultimo anno a sfondare nel mondo della musica con la ripromessa che in caso di esito negativo avrebbe accettato di lavorare in banca. Nel 1972 si iscrisse alla SIAE e conobbe Vincenzo Micocci, proprietario della casa discografica It. Quello stesso anno incise un primo 45 giri con l’etichetta discografica milanese Produttori Associati, contenente i brani Jacqueline e La ballata di Renzo, ma il disco non venne mai stampato.

Nel 1973 Gaetano incise un 45 giri con la It, I Love You Maryanna/Jaqueline, prodotto da RosVeMon . Il cantautore preferì firmare il singolo con lo pseudonimo di Kammamuri’s, in omaggio ad un personaggio dei Pirati della Malesia di Emilio Salgari. Secondo Micocci la scelta di utilizzare uno pseudonimo era probabilmente frutto della timidezza e dell’insicurezza di Gaetano. Il cantautore pareva essere alquanto dubbioso soprattutto riguardo alle sue abilità canore e quindi rispetto all’eventualità di cantare egli stesso i propri brani. Gaetano non era particolarmente intonato, basti pensare che ai tempi delle medie, a Narni, fu escluso dal coro del Seminario, ma è stato, secondo molti esperti del settore, proprio il suo modo di cantare naturale e “sporco” a conferire una tale intensità ai suoi brani. Lo stesso Micocci ricorda:

« Si considerava un autore, non un cantante. Era convinto di non avere una bella voce, tanto che dopo l’uscita di I Love You Maryanna, quando fu l’ora di incidere il primo album, venne a dirmi che sarebbe stato meglio far cantare le sue canzoni a un amico. Io, naturalmente, mi misi a ridere e lo mandai in studio. »

Il 45 giri presentava testi comici e goliardici, caratterizzati dalla demenzialità e dal nonsense: Gaetano tentava in tal modo di dissacrare il mondo cantautorale impegnato. Sulla figura di Maryanna, destinataria dell’amore di Gaetano in una delle due canzoni, sono state fatte molte ipotesi. La più accreditata, sostenuta anche dalla sorella del cantautore, Anna Gaetano, è che la canzone fosse dedicata alla nonna Marianna. 

Primi successi

Rino Gaetano nel 1974, anno di uscita del primo album Ingresso libero. Il 1974 fu sicuramente un anno molto importante per Gaetano: scrisse i testi del suo primo album, Ingresso libero, poi pubblicato nel novembre dello stesso anno, ed incontrò Bruno Franceschelli, con il quale nacque poi un’intensa amicizia. Bruno ricorda così il loro primo incontro:

« Erano gli inizi degli anni Settanta, quando in un bar a Montesacro, il nostro quartiere, io e Rino ci incontrammo per la prima volta. In quel bar io «giocavo a dama» mentre Rino «beveva birra chiara in lattina», quel bar si chiamava il Barone. Potrei definire quell’incontro come il ritrovarsi di due che si cercano da tempo.»

 Gaetano descrisse l’atmosfera del bar menzionato da Franceschelli nel brano Tu, forse non essenzialmente tu. Al momento dell’incisione del disco, però, il cantautore mostrò ancora delle perplessità tanto da arrivare a proporre un altro cantante per i propri testi; Micocci tuttavia riuscì a persuadere Gaetano a cantarli.

La copertina dell’album ritrae il cantante, in un’immagine volutamente sfocata, mentre cammina davanti a un muro di mattoncini della sua prima casa a Roma e su una porta è appeso un cartello «Ingresso libero». Il titolo allude all’entrata di Gaetano nel mondo della musica. Il disco non riscosse grande successo, mentre il 45 giri tratto dall’album Tu, forse non essenzialmente tu/I tuoi occhi sono pieni di sale ebbe maggior fortuna, catturando soprattutto l’attenzione di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, che inserirono più volte i due brani nella scaletta del loro programma radiofonico Alto gradimento. Rispetto al primo 45 giri, le canzoni di questo nuovo album mostravano un maggiore impegno sociale ed abbracciavano temi quali l’emarginazione e l’alienazione industriale.

Gaetano, nello stesso anno, tramite la RCA, scrisse tre canzoni per Nicola Di Bari: Prova a chiamarmi amore, Questo amore tanto grande e Ad esempio a me piace… il Sud, incluse nell’album Ti fa bella l’amore. Nessuna delle tre canzoni ebbe gran fortuna. La canzone Ad esempio a me piace… il Sud partecipò quell’anno a Canzonissima ma venne eliminata nelle prime fasi, al contrario la versione spagnola Por ejemplo ottenne un notevole riscontro in America Latina.

Il successo arrivò l’anno successivo con il 45 giri Ma il cielo è sempre più blu. Si trattava in realtà di un 45 giri piuttosto atipico: esso conteneva una sola canzone divisa in due parti. Gaetano in questa canzone propose diversi spaccati di vita quotidiana, descrivendoli con ironia, luoghi comuni e contraddizioni. Nel settembre del 1975 il cantautore spiegò in un articolo di Ciao 2001:

« Ci sono immagini tristi o inutili, ma mai liete, in quanto ho voluto sottolineare che al giorno d’oggi di cose allegre ce ne sono poche ed è per questo che io prendo in considerazione chi muore al lavoro, chi vuole l’aumento. Anche il verso «chi gioca a Sanremo» è triste e negativo, perché chi gioca a Sanremo non pensa a chi «vive in baracca». »

Questo brano segnò il primo grande successo di Gaetano ma la popolarità del cantante era ancora molto limitata.

Crocevia della sua carriera fu l’esperienza sanremese con il successo di Gianna; per molto tempo infatti gran parte del pubblico italiano lo ha ricordato solo per questo episodio e per questa canzone. I suoi lavori precedenti vennero quasi eclissati dal nuovo successo e ciò che giunse al grande pubblico delle sue canzoni – in primis Gianna – fu soprattutto il nonsense e non tutto ciò che si celava dietro di esso.

Gli scritti di Gaetano
Il libro Ma il cielo è sempre più blu. Pensieri, racconti e canzoni inedite riporta testi inediti e racconti scritti da Rino Gaetano. Nel libro sono stati raccolti i testi di canzoni autografe e inedite scritte dopo il 1967. Alcune di queste canzoni sono dedicate a personaggi storici o del mondo della musica: Louis Armstrong, John Fitzgerald Kennedy, Martin Luther King e Mao Tse-tung. Altre invece rappresentano le prime versioni di alcuni dei suoi grandi successi. Vengono riportati anche tre racconti (La famiglia Cazzarella, Traffico e Via Cimone, Amore e glorie di una via a senso unico) realizzati dopo il 1967 e un poemetto lirico, E l’uomo volò, composto nel 1964. Infine I discorsi della paranoia normale sono una raccolta di testi pubblicati a corredo degli LP o estrapolati da bizzarre interviste dell’epoca.

Nel 1976 Gaetano incise il suo secondo album, Mio fratello è figlio unico. Con questo disco, il cantautore calabrese cercò di attrarre l’attenzione dell’ascoltatore proponendo argomenti drammatici, soprattutto la solitudine e l’emarginazione, i temi portanti dell’album. Grazie al nuovo linguaggio e alle nuove soluzioni musicali (come l’utilizzo del sitar, del banjo e del mandolino), Gaetano riuscì ad ottenere un album più complesso e maturo del precedente. In una recensione pubblicata da Ciao 2001 poco dopo l’uscita dell’album si leggeva:

« Rino è una figura atipica: la difficoltà di trovare modelli cui avvicinarlo, correnti in cui inserirlo, è il miglior complimento che gli si possa fare. Le musiche, fatte di pochi accordi, sono costruite intelligentemente e tutto sommato gradevoli. La voce è aggressiva, grintosa, volutamente grezza: le parole divertenti, con poche allegorie, immagini veloci, fotografiche.»
(Enzo Caffarelli)

Qualche mese dopo l’uscita dell’album la It organizzò una tournée con i Perigeo. Questa scelta della casa discografica però non convinse il pubblico né la critica. In quello stesso anno Gaetano cedette una canzone inedita, Sandro trasportando, a Carmelita Gadaleta, un’altra cantante della It.

L’anno successivo Gaetano elaborò e incise il suo terzo album, Aida. La scelta del titolo voleva rifarsi all’opera di Giuseppe Verdi, inoltre per il cantante Aida rappresentava l’incarnazione di tutte le donne italiane e dell’Italia stessa. Tramite la figura di Aida, Gaetano ha effettuato una ricerca storica ripercorrendo taluni momenti della storia italiana con uno sguardo del tutto originale, quasi fotografico. Ad agosto, la rivista Ciao 2001 descrisse l’album come il «frutto di un piacevole incontro fra testi estemporanei, felici anche se un po’ amari, e musichetta piacevole, poco invadente, fatta apposta per sottolineare dei momenti particolari».

Nello stesso anno, il cantante venne affiancato in tournée dai Crash, una band emergente. Per questa band Gaetano produsse l’album Exstasis e scrisse il brano Marziani noi. Con l’aumento della popolarità, arrivarono anche le prime apparizioni televisive per il cantante crotonese: sempre nel ’77, infatti, presentò il suo brano Spendi spandi effendi a Domenica in, a quel tempo condotta da Corrado. In tale occasione fu costretto a tagliare la parola «coglione» dal testo della canzone.

Nel 1978 Gaetano condusse su Radio uno un programma radiofonico, intitolato Canzone d’Autore. Nel corso della trasmissione, musicisti emergenti venivano invitati a commentare un proprio brano musicale. La sigla del programma era E cantava le canzoni, tratta dal quarto album del cantante.

Dallo stesso album venne tratta Nuntereggae più, una delle canzoni più famose e discusse di Gaetano, per via dei numerosi riferimenti politici e del lungo elenco di nomi presente nel testo. Il cantautore a tal proposito dichiarò: «Le canzoni non sono testi politici e io non faccio comizi. Questo è uno sfottò. Insomma, per me “Nuntereggae più” è la canzone più leggera che ho mai fatto».

Alcune strofe della canzone si presentavano come vere e proprie liste di nomi dei personaggi che a quel tempo “invadevano” le radio, le televisioni e i giornali e per questo motivo essa fece molto discutere. In fase di registrazione, inoltre, i toni della canzone vennero ammorbiditi e alcuni dei nomi inseriti nella prima versione vennero eliminati o sostituiti. Ad esempio, nella versione iniziale, scritta prima del rapimento, appariva anche il nome di Aldo Moro. A causa degli eventi successivi, il nome di Moro venne poi eliminato dal testo della canzone in maniera da evitare facili polemiche. Dal testo vennero cancellati tuttavia anche i nomi di Montanelli, Banfi, Sinatra, Sindona (crac del Banco Ambrosiano) e Crociani (scandalo Lockheed e loggia P2). Inoltre, la frase «PCI nuntereggae più» e l’associazione di questo partito ad altri della maggioranza, scatenò talune polemiche. Vincenzo Mollica ricorda:

« [Era] una canzone di grande divertimento, anche, però aveva il coraggio delle sue azioni, non si tirava mai indietro: nomi e cognomi per tutti e nei tempi in cui fare nome e cognome per tutti era molto difficile.»

 

Morte

Il 31 maggio Gaetano fece la sua ultima apparizione in TV cantando E io ci sto e Scusa Mary nel programma Crazy Bus. In quei giorni incise alcune canzoni insieme ad Anna Oxa come Il leone e la gallina di Mogol e Lucio Battisti.

La carriera e la vita di Rino Gaetano si interruppero tragicamente il 2 giugno 1981 all’età di trent’anni in seguito ad un incidente stradale. Già l’8 gennaio un fuoristrada contromano aveva spinto la Volvo di Gaetano contro il guard rail: il cantante rimase incredibilmente illeso mentre la sua auto venne completamente distrutta. Gaetano aveva deciso poi di acquistare una nuova Volvo 343 grigio metallizzato. Quel 2 giugno, verso le tre di notte, dopo una serata passata nei locali, stava tornando a casa, da solo, a bordo della sua auto. Alle 3.55, mentre percorreva via Nomentana, a livello dell’incrocio di via Carlo Fea, con la sua vettura invase la corsia opposta. Un camionista che sopraggiunse nell’altro senso di marcia provò a suonare il clacson, ma l’urto era ormai inevitabile. La parte anteriore e il lato destro della Volvo vennero distrutti, Gaetano batté violentemente la testa contro il vetro e il petto sul volante e perse conoscenza. L’autopsia rivelò un possibile collasso prima dell’incidente mentre il camionista raccontò di aver visto Gaetano accasciarsi di lato e iniziare a sbandare per poi riaprire gli occhi qualche attimo prima dell’impatto.

Arrivarono i soccorsi, Gaetano era in coma e giunto al Policlinico Umberto I riportava una frattura alla base cranica, varie ferite a livello della fronte, una frattura malare destra e una sospetta frattura allo sterno. Tuttavia il Policlinico non aveva un reparto per i craniolesi e il medico di turno, il dottor Novelli, tentò invano di contattare un altro ospedale dotato di un reparto di traumatologia cranica. Vennero contattati telefonicamente il San Giovanni, il San Camillo, il CTO della Garbatella, il Policlinico Gemelli e il San Filippo Neri, ma non si riuscì a trovare un posto disponibile. Così, Gaetano alle sei del mattino spirò. Vi furono successivamente molte polemiche per via del mancato ricovero e venne aperta anche un’inchiesta e un’interrogazione parlamentare. L’interrogazione parlamentare è la n. 4-02031 del 4 giugno 1981, con risposta scritta del Governo del 1 febbraio 1982.

Il 4 giugno si tennero i funerali nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, quella in cui Gaetano avrebbe dovuto sposarsi da lì a poco. Alle esequie parteciparono parenti, amici, personaggi della musica, dirigenti della RCA e fan. Inizialmente venne sepolto nel piccolo cimitero di Mentana, poi il 17 ottobre venne trasferito al cimitero del Verano, dove la sua salma si trova tuttora.

Drammaticamente profetiche risultano le parole di La ballata di Renzo, una canzone scritta da Gaetano più di dieci anni prima della morte. Questo brano e soprattutto la sua versione iniziale, Quando Renzo morì io ero al bar (presente in uno dei quaderni in cui Gaetano raccoglieva le sue canzoni da adolescente), narrano la storia di un ragazzo di nome Renzo che muore in circostanze molto simili a quelle del cantautore:

« La strada era buia, s’andò al S. Camillo
e lì non l’accettarono forse per l’orario,
si pregò tutti i santi ma s’andò al S. Giovanni
e lì non lo vollero per lo sciopero. »
(da Quando Renzo morì io ero al bar – Rino Gaetano)

Renzo viene investito da un’auto e muore dopo essere stato rifiutato da molti ospedali di Roma per mancanza di posti, mentre i suoi amici sono al bar. Nella canzone vengono citati tre degli ospedali che rifiutarono Gaetano il 2 giugno 1981 per mancanza di letti: il Policlinico, il San Giovanni e il San Camillo.

Il 27 novembre 2007 Carlo Lucarelli ha parlato della morte del cantautore in DeeGiallo, un breve programma radiofonico in onda su radio DeeJay, nel quale lo scrittore ricostruiva in forma narrativo-documentaristica delitti irrisolti legati al mondo della musica.

Rimasto profondamente legato alle sue origini calabresi, rifiutò ogni sorta di etichetta e, a differenza di numerosi suoi contemporanei, evitò di schierarsi politicamente. Nonostante questo, i suoi componimenti non mancano di riferimenti e critiche alla classe politica italiana: Gaetano arrivò in alcuni suoi brani a fare nomi e cognomi di uomini politici del tempo e non solo e, anche per questo, i suoi testi e le sue esibizioni dal vivo furono più volte segnati dalla censura.

Il lavoro di Gaetano cominciò a essere significativamente apprezzato diversi anni dopo la sua morte e molte delle sue canzoni vennero riscoperte soprattutto dopo il 2000, riscuotendo consensi sempre maggiori, in particolar modo tra le nuove generazioni, e conferendo all’ormai defunto cantautore lo status di artista di culto.

*testi, immagini e video tratti dal web