Provai il cielo quel giorno di settembre
e con la gentilezza del respiro
guadagnai un po’ di mondo.
Arrivai con la rivoluzione dei giovani,
provando un mestiere da grande :
scommesse ce ne furono abbastanza per dire provaci.

Anche durante le poche altezze dei fiori
marciai coi denti stretti
e le gonne delle ragazze controvento.

Mi accorsi in fretta che seminare briciole
non avrebbe concesso tanto spazio ai saluti.
Poi fermai i vicoli e col passo vecchio di giornata
un cappotto di tempo tenne un sigaro di traverso
mentre si aggiustavano edera e pietre.

Contai i chilometri adolescenti
e andai per mare. Piccole donne
col rossetto della luna, i sogni come vele.
I capelli, poi, erano di un colore forte
come ali segnavano i remi a prua.

Sulla spiaggia il fuoco accendeva chitarre,
le birre erano finite, solo il buio contava le stelle.
Qualche passo di onda a verniciare barche
e il gioco degli anni a mitigare paura.

Ma commossi dalla risacca volammo sopra le onde
a scardinare un po’ di viaggi, con le gioie dei pantaloncini
e il volto rosso per non essere lontani.