Una sedia vale poco come orizzonte,
le macchinette del caffè
sono lì a due giri di ruota.
La barba incolta ama il tempo delle persone.
Qualche gesto di testa
sottolinea la perfetta conoscenza del luogo.
Ci sta che un atrio sia abitudine :
alcuni numeri in fila al cielo grigio,
quattro mura a castello e la tunica bianca
per immaginare una discesa di scale.
La poca luce che offende gli occhi
è buio per un destino di letto,
ma a sentirsi re basta un po’ di silenzio
ripiegato al volto di un pallido corridoio.
Un regno di acetone,
liscio di scopa a ben vedere :
pareti bianche dentro attese inutili,
le ruote ferme per un euro di liquido,
l’orologio appeso.
Intanto un altro caffè di naftalina
si spegne nell’odore,
come un triste quotidiano di gocce.
Ci regali una ricchezza straordinaria…
le tue parole
Un grazie infinito per questo dono
Adriana
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osservando il mondo doloroso degli ospedali ci si può imbattere in figure come questo vecchio che è lì su una sedia a rotelle incapace di avvertire il mondo che ruota intorno a lui.
Profondo, intenso è il tuo modo di esporre concetti che si trasformano in poesie.
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la dura realtà degli ospedali dove spesso l’umanità viene in secondo piano. Troppo spesso di vedono persone anziane che sembrano abbandonate a loro stesse, soprattutto coloro che non hanno più nessuno che si occupi di loro.
Le tue poesie riflessive e profonde leggono la realtà del nostro tempo.
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La tua sensibilità si rivela anche nell’osservare le persone accanto a te e partecipare emotivamente a certe situazioni. che diventano poesie.
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