La gente arriva a caso,
senza un corpo che le restituisca forma.
Arriva di frequente in questo dire malconcio,
come il più piccolo dei fiori
quando il vento viene
e senza nessuna scelta piega.
Come l’aria che ferisce il suo volto splendente,
intorno all’alba non ancora nata
che si accosta al difettoso
mestiere del giorno.
Se le facce fossero dei grandi occhi sorpresi
tutto, tranne i grattacieli,
sarebbe una tenera possibilità di alberi.
Acqua in ogni verità di piano,
vezzo di campi
in tutta la padronanza del grano.
Invece nessuna voce si alza,
solo quella delle strade resiste.
In un’altra vaga preghiera di lampioni.
Le ombre pesano sui passi come d’inverno.
Nulla arriva a caso neanche lo scricchiolio delle piante grasse che fioriscono nel buio. Se hai orecchio le senti.
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già nulla arriva a caso, ma a volte ci fermiamo nell’ombra avendo paura di arrivare! Paradigma di comportamenti indifferenti e dimensioni a distanza. Luoghi in cui la vita non ha possibilità di entrare, come fosse il gesto antipatico di un dio maldestro. Sarà la paura della sfida, del vuoto incontrastato della realtà o di quell’anoressica promessa della strada, sarà tutto ciò o anche niente ma i passi arrivano pesanti quando anche la cornice che li ha descritti è una rara eternità, evanescente ed eterea come una caduta di foglie.
Ciao
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… partito il commento ma non avevo altro da aggiungere di importante.
Tornerò più serenamente e per il momento un abbraccio.
Shera💚💛💙
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un abbraccio a te
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Caro Sarino vedo che scrivi ma scusa la mia latitanza sono un po’ lontana
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tranquilla carissima, fai con calma 🙂
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riflessi di solitudine e progresso posati su selciati d’umiltà.
Sempre profonde e riflessive le tue liriche.
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Grazie Max! Ciao
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che bella Sarino
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grazie Bianca! Ciao
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