Il tempo è qualcosa
che non so aggiungere alla strada,
una pulsione senza fretta, che capita spesso.

Alla fine basterebbe restare,
come un verbo imparato a memoria,
con la monotonia degli autobus
in attesa di partecipare.

E non basta l’aria in cui si gettano i piedi,
qualche errore di marciapiedi
ha la familiarità di un furto quando succede.

Il confine dei lampioni perché venga luce
e un giro di parole per farsi trovare assente
sono sempre meglio che niente.

Fuori il vento è una città da frequentare,
qualche variazione per esistere senza sosta
e gli alberi come quando c’erano i rami.

Potrei avanzare in qualche finestra,
cantare alla luna e forse pregare,
ma gli occhi non hanno casa
per quel po’ di vista.

Ad amare il verso lungo dei tetti
è quasi sempre un cielo infinito.