I bar offrono spesso un’esistenza
presa in prestito. Esistono come avvento,
una lettera di cambio che non so dire perfetta.

Valentina, che possiede solo la ridicola
esposizione dei miracoli, si ostina a proporsi
come una bizzarra cauzione.

Con quel dolore stampato
che nessuna carità sa come accettare,
non conosce altro vanto.

Le voci a riguardo sono parole senza portata,
soltanto l’odore sbagliato promette
una camicia a macchie complicate.

Ogni seduta, ogni singola lacrima
è urgenza abituata, che in nemmeno mille rate
può dirsi grazia ricevuta.

Valentina è un certificato a lungo termine,
l’esatta misura di un bicchiere da dare in fede
e dimenticare.

Certe vite scendono sempre alla prossima fermata,
senza biglietto non è concesso avvisare.