“l’acqua è il principio di tutte le cose; le piante e gli animali non sono altro che acqua condensata e acqua torneranno ad essere dopo la morte” (Talete di Mileto)

Essenza stessa della vita, l’acqua percorre il mito e la religone, nonché il pensiero filosofico. Lo stesso vocabolo greco che indicava il cosmo, physis, trae la sua origine linguistica dall’acqua.

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L’acqua, nella speculazione simbolica, si carica di significazioni legate all’origine della vita e rappresenta per eccellenza il principio vitale che penetra le cose della natura. Essa è perciò presente nelle pratiche religiose di molte culture, si lega alla storia dell’uomo e sta al confine tra la vita e la morte, tra la Creazione e il nulla. La materia vivente iniziò infatti dall’acqua la sua avventura nel nostro pianeta: dal brodo ancestrale si sarebbero sviluppate le prime forme di vita, passando dall’ambiente acquatico a quello terrestre. Le stesse tappe si ripercorrono anche nello sviluppo di ogni singolo uomo, che avviene anch’esso in un’acqua particolare: il liquido amniotico. E’ dunque naturale che ancor prima dell’avvento del pensiero razionale, l’uomo abbia intuito la fondamentale importanza dell’acqua nel ciclo vitale.

L’acqua è uno dei quattro elementi fondamentali secondo le cosmogonie occidentali e le tradizioni ermetiche-sapienziali dell’antichità. Ad essa venivano comunemente assegnate le qualità dell’emozione, dell’intuizione, dell’adattabilità, oltre ai seguenti attributi:

  • le proprietà dell’umido e del freddo, che la contrapponevano dunque al fuoco secco e caldo;
  • il punto cardinale Ovest;
  • il genere femminile.

simbologia_elemento_acquaIn alchimia l’elemento acqua è associato al numero 2, in quanto simbolo di polarità in antitesi all’unità rappresentata dal fuoco. Identificabile con tutto quel che è liquido e fluisce, anche metaforicamente, l’acqua era assimilata al mercurio dei filosofi, in particolare se abbinata all’aria. L’essere elementale (essere mitologico presente in diverse tradizioni spirituali e animistiche) invocato nelle trasmutazioni alchemiche in tal caso è l’Ondina, che secondo la tradizione opera la catarsi dell’acqua lavorando nel corrispettivo etereo di questo elemento.

L’acqua parla senza sosta ma non si ripete mai. (Octavio Paz)

I filosofi greci individuarono nell’acqua uno degli arché (origine) del cosmo, cioè una delle diverse soluzioni proposte dai presocratici per cercare di ricondurre a un’unica sostanza i mutamenti della natura. In particolare Talete sosteneva che l’acqua è il principio primordiale che determina la vita, nel quale tutte le realtà ritornano una volta terminata la loro esistenza. Aristotele non troverà ragioni a questa sua affermazione, ma intuì che l’idea di Talete doveva provenire dalla semplice osservazione della natura: ogni essere si nutre dell’umido, quindi tutto ciò che è umido è vitale, perciò, essendo l’acqua fonte di questa umidità vitale, deve essere anche il principio fondante.

Risultati immagini per l'acqua quattro elementi classici della filosofia greca

Con Empedocle di Agrigento (495 – 435 a.C.), l’acqua divenne uno dei quattro elementi classici della filosofia greca, insieme alla terra, all’aria, e al fuoco. Empedocle li chiamava “radici”. Platone (427-347 a.C.) accolse nella sua filosofia la dottrina dei quattro elementi di Empedocle. Nel Timeo, il suo dialogo cosmologico, il solido platonico associato all’acqua è l’icosaedro, che è formato da venti triangoli equilateri. Questo solido rende l’acqua l’elemento con il maggior numero di lati, caratteristica che Platone considerava appropriata alla sua natura, dato che l’acqua corrente, quando viene raccolta in una mano, sembra risultare composta di tante piccole palline. Aristotele ha fornito una diversa spiegazione per i quattro elementi, basata su coppie complementari. Egli li dispose concentricamente intorno al centro dell’universo, a formare la sfera sublunare. Secondo Aristotele, l’acqua è sia fredda che umida, e fra le sfere elementali occupa un posto intermedio fra la terra e l’aria. Ai suoi antipodi sta il fuoco.

“l’anima dell’uomo somiglia all’acqua; essa viene dal cielo, al cielo sale, e di nuovo ritorna sulla terra, in perenne vicenda” (Goethe – Canto degli spiriti sopra le acque)

Secondo un’usanza diffusa nell’antichità e protrattasi almeno fino al Rinascimento, all’acqua – come agli altri tre elementi – era associato anche un colore, che varia tuttavia da autore ad autore. L’astrologo Antioco di Atene, secondo alcune congetture nel I secolo a.C., secondo altre nel II secolo d.C., le attribuiva ad esempio il bianco, mentre Leon Battista Alberti nel De pictura (1436) il verde; altrove, meno di frequente, le è attribuito il blu o il viola. Leonardo da Vinci, al contrario, afferma nel Manoscritto C. f. 26v che «piglia ogni odore, colore e sapore e da sé non ha niente».

Simbologia dell’acqua

Nell’immaginario collettivo, l’acqua è stata associata anche ad altri significati e simbologie, molto varie e complesse, talora anche opposte, secondo l’epoca e il luogo di riferimento. È frequente, in particolare, l’accostamento al tema del tempo, la vita e della morte, dell’eterna giovinezza, del peccato e della purificazione, della parte più profonda della personalità.

L’acqua come simbolo della vita

Immagine correlataLa vicinanza di fiumi, mari o laghi ai centri abitati ha favorito, sin dall’antichità, l’approvvigionamento di acqua dolce, lo sviluppo dell’agricoltura (grazie alla maggiore fertilità del suolo), i trasporti fluviali e via mare e il commercio per molte civiltà. Perciò, l’acqua è spesso associata all’idea della vita nelle sue varie forme e, in particolare, alla nascita e rinascita. Vari miti cosmogonici vedono l’acqua protagonista o perlomeno presente come elemento di rilievo. Tra questi, il più indicativo è quello narrato nel poema mesopotamico Enûma Eliš dove Apsû (l’Abisso) è il dio primordiale delle acque dolci che esisteva prima della creazione:

«Quando in alto il cielo era senza nome, in basso la terra non aveva nome, Apsû, il primo, fonte di entrambi, e Tiamat, la madre, genitrice del cielo e della terra, si mescolavano in un’unica massa.» (Enûma Eliš, 1-5)

Anche il mito omerico della creazione associa una divinità primordiale e acquatica, l’Oceano, alla nascita dell’universo, discostandosi quindi dal mito olimpico:

«Vado a vedere i confini delle terra feconda, l’Oceano, principio degli Dei, e la madre Teti.» (Omero, Iliade, XIV, 200-201)

Risultati immagini per aleggiava sulle acque" mentre "le tenebre ricoprivano l'abisso"Per le cosmogonie di vari culti, tra cui quella narrata nel libro della Genesi, la divinità, tra i suoi primi atti, separa l’acqua (cioè il mare) dalla terra. Del Dio biblico, in particolare, si dice che il suo spirito “aleggiava sulle acque” mentre “le tenebre ricoprivano l’abisso” dopo che cielo e terra furono separati e prima che lo fossero acqua e terra.

L’acqua come simbolo della morte

Oltre a rendere possibile o persino creare la vita, l’acqua è anche in grado di toglierla. Tale associazione è dovuta a più motivi e ha dato origine a miti e leggende di vario genere. Episodi drammatici come i naufragi e gli annegamenti sono alla base o hanno comunque favorito una valenza negativa dell’acqua, vista dunque come simbolo di morte. Attorno a fiumi e specchi d’acqua, infatti, nascono spesso racconti di creature mostruose che tendono insidie a pescatori e marinai.

Risultati immagini per l'AlastynPer le acque dolci, i vari cavalli di fiume mutaforma che inducono gli uomini a montarli per poi lanciarsi con loro in acqua così da ucciderli e divorarli, creature attestate nelle leggende delle isole britanniche (come il Kelpie, l’Alastyn e l’Each Uisge) e in Scandinavia (come il Bäckahästen); sempre per le acque dolci, le ninfe che seducono gli uomini per annegarli nelle fonti, come nel mito di Ila.

Immagine correlataPer le acque salate, le Sirene, Scilla e Cariddi, il Kraken, la balena-isola, Cthulhu e altri mostri marini che popolerebbero mari e oceani nell’immaginario, soprattutto dall’antichità al Medioevo, di marinai, geografi e scrittori. Le acque del mare all’orizzonte, d’altro canto, paiono inghiottire il sole al tramonto; perciò l’immagine del sole che s’immerge nell’acqua è spesso connessa, nell’antichità, con il mondo dei morti e l’aldilà in generale.

Risultati immagini per AchelooAll’acqua è legata anche l’idea del sacrificio, ad esempio i Troiani sacrificavano animali al fiume Scamandro, che aveva propri sacerdoti, e gettavano nei suoi flutti cavalli vivi. Il dio fluviale più conosciuto era Acheloo che lottò contro Eracle. Si sacrificavano animali anche a Poseidone e alle divinità marine. Altri popoli indoeuropei sacrificavano ai fiumi considerati personificazioni divine, come i Cimbri, i Franchi, i Germani, gli Slavi.

L’acqua come simbolo di iniziazione

L’acqua è presente in vari rituali di purificazione e/o iniziazione, come le abluzioni, l’aspersione, la lustratio e il battesimo.

Il mito del diluvio

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Le tradizioni leggendarie di popoli molto antichi e diversi riportano il mito del diluvio universale che, in una certa epoca, ha distrutto tutta l’umanità, tranne pochi eletti. Si pensa che la presenza in tante comunità dello stesso mito risalga a motivi religiosi. Come nelle celebrazioni misteriche, l’iniziato deve morire simbolicamente per poter rivivere in possesso delle autentiche qualità umane, così tutta l’umanità deve passare attraverso la morte per rigenerarsi. E’ significativo il fatto che l’acqua sia considerata la fonte della vita da tutte le tradizioni arcaiche; la vita, dunque, si congiunge con la morte per dare origine ad una nuova vita. L’eletto che si salva galleggia a lungo sulle acque; è il simbolo dell’uomo rigenerato che, dall’acqua portatrice di morte per gli altri, assume le facoltà per una vita totalmente nuova. Il diluvio universale è un avvenimento menzionato in quasi tutti i culti e le religioni asiatici, europei ed africani.

Bibbia

Il protagonista del racconto biblico, che occupa il settimo e l’ottavo capitolo della Genesi, è Noè. Incaricato da Dio di costruire un’arca per raccogliere tutti gli animali terrestri, all’inizio della catastrofe si rifugia all’interno dell’imbarcazione con la moglie, i figli e le loro mogli. Per quaranta giorni e quaranta notti la tempesta ricopre la superficie terrestre, fin sopra a tutte le montagne più alte; dopo quaranta giorni Dio fa cessare vento e pioggia e le acque cominciano a ritirarsi dopo centocinquanta giorni. L’arca – sempre secondo il racconto biblico – si arena sul Monte Ararat: Noè decide quindi di lasciare andare un corvo per capire se le acque si sono abbassate completamente. L’uccello però non fa più ritorno, così decide di impiegare una colomba. La colomba non torna e Dio ordina a Noè di scendere dall’arca mentre nel cielo appare uno sfolgorante arcobaleno, segno della nuova alleanza tra Dio e gli uomini.

Islam

Il Corano racconta una storia simile a quella ebraico-cristiana del diluvio della Genesi, le maggiori differenze sono che solo Noè e pochi seguaci laici entrarono nell’arca. Il figlio di Noè (uno dei quattro) e sua moglie rifiutarono di entrare nell’arca pensando di poter affrontare il diluvio da soli. L’arca coranica si posò poi sul monte Judi, tradizionalmente identificato con una montagna vicino Mosul nell’odierno Iraq; il nome pare derivi dal nome locale del popolo curdo del luogo, anche se questo non è certo. Ben diversa invece la storia del crollo della diga di Ma’rib in Yemen e la susseguente inondazione (sayl al-ʿarīm), di cui parla lo stesso Corano, che avrebbe innescato mutamenti profondi nel tessuto antropico dell’Arabia, col mescolamento delle tribù arabe settentrionali e meridionali.

Tradizione ebraica midrashica

Una delle cause principali della punizione fu il peccato di molti animali accoppiatisi tra loro anche se di specie differente. Un altro grave peccato fu la perdita sulla terra del seme maschile. Dio attese molto prima di punire con il diluvio, persino concedendo dei giorni di grande bellezza perché rinsavissero e si pentissero ma questo non avvenne. Le acque sgorgarono e sciolsero la carne dei peccatori; inizialmente essi cercarono di impedire che l’acqua fuoriuscisse dalle fonti ponendo i loro figli come ostacolo, essi non si pentirono neanche durante l’ultimo momento in cui stava per manifestarsi la giustizia divina. La tradizione spiega che essi non resusciteranno durante l’era messianica nemmeno per ricevere la punizione della vergogna. Dio mantenne tre fonti d’acqua calda zampillante come ricordo, una è in Tiberiade.

Nell’epopea di Gilgamesh

Immagine correlataL’epopea babilonese di Gilgamesh racconta le avventure di Utanapishtim. Ellil, signore degli dei, vuole distruggere l’umanità con un diluvio. Il dio Ea consiglia ad Uta-Napishtim di distruggere la sua casa di canne e di utilizzarne il materiale per costruire un’arca, che deve caricare con oro, argento, e la semenza di tutte le creature viventi e anche di tutti i suoi artigiani. Dopo una tempesta durata sette giorni ed altri dodici giorni passati alla deriva sulle acque, l’imbarcazione si arena sul monte Nizir. Dopo altri sette giorni Uta-Napishtim manda fuori una colomba, che ritorna, poi una rondine, che torna indietro anch’essa. Il corvo, alla fine, non ritorna. Uta-Napishtim e sua moglie ricevono allora il dono dell’immortalità, e se ne vanno ad abitare “lontano, alla foce dei fiumi“.

La tradizione letteraria greca

Immagine correlataIl mito di Deucalione e Pirra. Rispettivamente figli di Prometeo e Epimeteo, erano due anziani coniugi senza figli. Gli dei permisero loro di salvarsi dal diluvio che si sarebbe abbattuto sulla terra in modo che facessero rinascere l’umanità. Come premio per la loro virtù, hanno diritto ad un desiderio, ed essi chiedono di avere con loro altre persone. Zeus consiglia allora ai due superstiti di gettare pietre dietro la loro schiena, e queste non appena toccano terra si mutano in persone, in uomini quelle scagliate da Deucalione, in donne quelle scagliate da Pirra. Il mito è spesso collocato nell’Epiro, sull’Etna o in Tessaglia.

La mitologia norrena

Risultati immagini per Ymir, il primo gigante, venne ucciso dal dio Odino e dai suoi fratelli Víli e VéNella mitologia norrena il diluvio si ebbe all’alba dei tempi, prima che il mondo fosse creato. Ymir, il primo gigante, venne ucciso dal dio Odino e dai suoi fratelli Víli e Vé, e quando Ymir morì, perse così tanto sangue dalle sue ferite che annegò quasi l’intera razza di giganti, con l’eccezione del gigante di brina Bergelmir e di sua moglie. Essi scapparono su una nave e sopravvissero, divenendo i progenitori di una nuova razza di giganti. Il corpo di Ymir venne usato per formare la terra mentre il suo sangue divenne il mare.

India

Immagine correlataIl mito del diluvio è presente nel Śatapatha Brāhmaṇa. Manu incontra un pesce mitico nell’acqua che gli era stata portata per lavarsi. Esso gli promette di salvarlo se egli, a sua volta, lo salverà. Manu conserva il pesce in un vaso, poi lo porta al mare. Si costruisce un battello e, nell’anno predetto dal pesce, avviene il diluvio. Il pesce nuota verso il battello di Manu e aggancia il suo corno all’imbarcazione conducendola fino alla montagna del nord. Manu è l’unico essere umano sopravvissuto. Pratica l’ascesi e compie un sacrificio dal quale, dopo un anno, nasce una femmina e da lei egli procreò questa posterità, che è la posterità di Manu (op. cit.). Il pesce mitico è un avatara di Visnu.

Mitologia australiana – aborigena

Immagine correlataSecondo alcuni aborigeni australiani, durante l’era dei sogni una gigantesca rana bevve tutta l’acqua del mondo dando inizio a una grande siccità. L’unica maniera per far terminare la siccità era quella di farla ridere. Dopo che ci avevano provato tutti gli animali australiani, ci riuscì un’anguilla. La rana si svegliò, cominciò a tremare, la sua faccia si rilassò, e alla fine scoppiò in una risata che risuonò come un tuono. L’acqua eruppe dalla sua bocca in un enorme inondazione che riempì tutti i fiumi e ricoprì la terra. Solo le montagne più alte erano visibili, come isole in mezzo al mare. Molti uomini e animali annegarono.

“La bontà suprema è come l’acqua. La bontà dell’acqua è che beneficia tutte le creature ma non contende. Dimora nei luoghi che tutti gli uomini aborrono, per questo è molto prossima alla via.” – (Lao Tzu, Tao Te Ching, ca. V sec. a.e.c.)

L’acqua come nascita e purificazione

Risultati immagini per È questo il caso del battesimoL’acqua come simbolo di purezza è riconoscibile anche in quei rituali di purificazione e iniziazione che permettono all’uomo di liberarsi dai peccati commessi e di poter così iniziare una nuova vita o una nuova e più evoluta fase dell’esistenza. È questo il caso del battesimo (dal greco baptein/baptzein immergere, lavare) che libera dal peccato originale e permette la partecipazione alla vita cristiana. O dell’antico rito ebraico dell’immersione nel mikvé, una piscina d’acqua piovana in cui bisognava immergersi nudi per purificarsi dai peccati. L’immersione nel mikvé è necessaria per coloro che si convertono all’ebraismo, prima del Yom Kippur e per le donne dopo il periodo mestruale.

Molte sono anche le leggende greche e latine di persone trasformate in fonte purificatrici. Tra queste il mito di Egeria, la ninfa che secondo la tradizione sarebbe stata amante e musa ispiratrice di Numa Pompilio. Alla morte di questi, gli dei impietositi dal suo dolore la trasformarono in fonte. E proprio la fonte dedicata alle Camene (ninfe delle fonti) fuori Porta Capena era per i romani oggetto di culto; si riteneva infatti che le sue acque avessero il potere di risanare gli infermi.

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Diffusi sono poi i miti che narrano la nascita di una divinità o di un essere sovrannaturale dall’acqua. Un celebre esempio è costituito da Afrodite, il cui stesso nome (che in greco antico significa “nata dalla schiuma”) ricorda che -secondo alcune versioni- la dea emerse nuda dal mare, fecondato dallo sperma di Urano, e cavalcò le onde su una conchiglia fino a raggiungere la terraferma. Afrodite, Venere per i Romani, era non a caso preposta all’amore, alla bellezza e alla fertilità. Altri esseri sovrannaturali legati all’acqua erano le ninfe greche (naiadi, nereidi), il dio greco Poseidone e lo scandinavo Aegir, personificazione dell’oceano sconfinato.

Laudato si’, mi Signore, per sor’Acqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. (San Francesco d’Assisi)

Tra i fiumi purificatori per eccellenza è il Gange, il fiume celeste che già nella Genesi è indicato come uno dei quattro fiumi che nascono dall’Eden. Per gli indiani esso scende dalla capigliatura di Sciva ed è chiamato Ganga perché ritenuto manifestazione dell’omonima dea. Il potere del Gange nel liberare gli uomini dai peccati è tanto grande da poter cancellare anche le colpe peggiori che un uomo possa commettere. Anche nella tradizione dei pigmei africani, gli uomini hanno avuto origine dall’acqua: il dio creatore Kmvum, infatti, annoiandosi perché sempre solo, si fece trainare in mare con la sua piccola imbarcazione da un coccodrillo e qui gettò alcune noci di cocco, dalle quali nacquero prima l’uomo e poi la donna.

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Il mito di Atlantide

«Davanti a quella foce che viene chiamata, come dite, Colonne d’Eracle, c’era un’isola. Tale isola, poi, era più grande della Libia e dell’Asia messe insieme, e a coloro che procedevano da essa si offriva un passaggio alle altre isole, e dalle isole a tutto il continente che stava dalla parte opposta, intorno a quello che è veramente mare. […] In tempi successivi, però essendosi verificati terribili terremoti e diluvi, nel corso di un giorno e di una notte, tutto il complesso dei vostri guerrieri di colpo sprofondò sotto terra, e l’Isola di Atlantide, allo stesso modo sommersa dal mare, scomparve» (Platone, Timeo)

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Atlantide era chiamata la terra governata dal gigante Atlante, un regno immenso emerso dalle acque che si estendeva ad ovest delle Colonne d’Ercole fino a un continente sconosciuto agli antichi. Su ordine del re Atlante furono costruiti poi palazzi, terme, templi, e molte guerre furono combattute non solo contro i popoli del continente occidentale ma anche contro quelli dell’Est, fino alle terre d’Egitto e d’Italia. Venne però un tempo in cui il carattere umano si fece largo in loro: Atlantide divenne il regno dell’avidità e Zeus ordinò che il continente e i suoi abitanti fossero colpiti dalla pena più crudele. Un diluvio di dimensioni apocalittiche si abbatté sulla terra emersa, e questa in un giorno e una notte sprofondò fino a ritornare negli abissi.


Tradizioni popolari

barca san pietro2La tradizione della barca di San Pietro o veliero di San Pietro. La sera del 28 giugno si riempie un contenitore di vetro di acqua, all’interno si fa colare una chiara d’uovo e si mette a riposare per tutta la notte all’aperto al chiaro di luna. Secondo la tradizione durante la notte saranno i santi Pietro e Paolo a compiere la magia, in particolare Pietro (che era un pescatore) che alla vigilia della sua festa dimostra la sua vicinanza ai fedeli soffiando all’interno del contenitore e facendo così apparire la sua barca. L’albume forma dei filamenti e si posiziona in modo da sembrare una barca di forma variabile e con più o meno vele e alberi. A seconda di com’è il veliero, i contadini sono in grado di capire se il raccolto sarà più o meno buono. Il fenomeno è dovuto semplicemente alla diversa temperatura della notte (più fresca) che permette all’albume di rapprendersi formando il caratteristico veliero ma anche al fatto che l’albume ha una densità maggiore dell’acqua e tende ad affondare. Quando l’acqua fredda si riscalda tende a risalire portando con sé anche l’albume. Si formano così le vele.

Risultati immagini per L'acqua muta, una tradizione (leggenda?) della SardegnaL’acqua muta della Sardegna. Durante la festa di San Giovanni donne, ragazzi e bambini a gruppi si recavano presso qualche fonte o ruscello non lontano dal paese. Alcuni si lavavano bene il viso con i piedi immersi nell’acqua e qualcuno faceva anche il bagno. La via del ritorno veniva percorsa in assoluto silenzio, ma era un silenzio necessario perché tornavano con un sorso d’acqua in bocca, che non dovevano inghiottire. Giunti a casa ciascuno doveva sputarlo contro il fuoco del camino. Non si conosce la ragione precisa, si sa soltanto che erano finalizzate a prevenire le malattie.


Curiosità

  • Nella lingua sumera “a” significa acqua, ma anche “generazione”.
  • In Polinesia è considerata la materia prima fondamentale.
  • In Cina l’acqua corrisponde al caos da cui tutto ha avuto inizio.
  • Il mito della Creazione degli indiani Yuki narra che in principio tutto era acqua, dalla cui schiuma uscì la voce e il canto del Creatore.
  • Nei miti celtici, caldaie, pentole e calici magici donatori di immortalità sono rinvenuti in fondo al mare o ai laghi.
  • Per gli alchimisti del Medioevo, l’acqua è ciò che scioglie tutto, ricchissima di magia.
  • L’acqua è un elemento importante in parecchie forme di divinazione. Un metodo impiegato nell’antica Grecia prevedeva che si lasciassero cadere in uno specchio d’acqua tranquilla tre sassi, uno dopo l’altro. La prima pietra doveva essere rotonda, la seconda quadrata e la terza triangolare. L’indovino studiava il tipo di cerchi concentrici che si creavano, per individuare le immagini e i riflessi che si prestavano ad essere interpretati.

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