urla fin dove vive il cielo
l’insistente delusione di un volo
dove l’acqua
è un messale senza preghiera

urla per chi ancora
si presta a qualunque rosa,
dove a parte i ceri dati a memoria
nessuna fiamma
ha conoscenza di piacere

dove due o tre bambini cercano il sale
in quel poco avanzato fuori dalla resa,
arrivando di corsa
con le ginocchia dedicate al mare

e mentre sulla porta il gioco marginale
di un vecchio
arranca a sera i giorni avuti a mestiere

urla per questa strada muta,
vuota dentro come qualcosa
che assomiglia al pianto
e al credo stanco della voce

/delle notti addolcite di miele
solo le vibrazioni diverse di un albero,
che resta perduto ancora