ho l’incerta poesia delle parole
in questa sera rubata alle cose,
due o tre passi in maledetta sintonia
a qualcuno senza strada

davanti al profondo silenzio
della voce, alle altezze
che si archiviano polverose,
alle lente passeggiate
degli occhi quando l’erba è ferita

parole sussurrate alle vetrine
che si arrendono agli autobus
come le note tatuate di un luogo
sospeso e separato

attimi incendiati dai passi imperfetti
delle rose, da qualche finestra
rimasta chiusa o nel respiro
poco chiaro della meta

ma basterebbe il tempo rauco di un sax
per fissare il vento dentro un fiato,
e non essere più qui