La musica consta di serie di suoni, di forme sonore: queste non hanno altro contenuto se non se stesse. […] i suoni non solo sono ciò con cui la musica si esprime, ma anche sono l’unica cosa espressa. – da “Il bello musicale”, 1854 – Eduard Hanslick, critico musicale e musicologo ceco.
Il suono è un fenomeno prodotto dalle vibrazioni di un corpo elastico che si trasmettono attraverso l’aria, ma anche l’acqua o un solido. Le vibrazioni così prodotte e trasmesse sotto forma di onde sonore diventano suono quando raggiungono il nostro orecchio, e, trasformate in impulsi nervosi, vengono recepite dal cervello come sensazione uditiva. Il fenomeno sonoro è un sistema complesso di variazioni periodiche di pressione che si propagano in tutte le direzioni per azione e reazione delle molecole del mezzo di diffusione.
Il timpano recepisce tali variazioni riproducendole e trasmettendole all’orecchio interno, fino al nervo uditivo. Ma i suoni non sono mere riproduzioni mentali degli stimoli acustici. Sono invece elaborazioni complesse, che prevedono processi psicofisici di riconoscimento, analisi e risposta emotiva. Allo stimolo acustico esterno corrisponde un oggetto sonoro interno, così come alla percezione visiva corrisponde l’immagine di un oggetto. Mentre però, ad esempio, la vista e il tatto trasmettono informazioni sulla realtà che supponiamo materialmente esistente al di fuori di noi, il suono, come il sapore o l’odore, rimanda ad una proprietà che attribuiamo agli oggetti. Non è dunque per caso che definiamo suoni, sapori e odori con gli stessi aggettivi (dolce, avvolgente, aspro, acuto). A differenza degli ultimi, però, il suono è meglio caratterizzato a livello oggettuale: una struttura sonora ha per noi anche volume, colore, proporzione, tutte caratteristiche abbinate anche all’oggetto visivo.
L’elaborazione mentale dell’oggetto sonoro e la possibilità di definirlo attraverso una serie di qualità, alcune delle quali misurabili, permette infine di connotare il suono in senso estetico: suoni e aggregati sonori possono essere belli o brutti. Ma non solo: i suoni possono esaltare o deprimere, rallegrare o rendere tristi, rilassare o eccitare. Ciò accade all’ascolto spontaneo dei suoni che ci circondano, ma anche di quelli che produciamo. Come disse Boezio, il maggiore teorico musicale della tarda antichità: “Nulla è così strettamente umano quanto l’abbandonarsi a dolci armonie e il sentirsi infastiditi da quelle discordanti, e questo non si limita a gusti individuali, o a specifiche età, ma abbraccia le tendenze di tutti … quindi a ragione Platone disse che l’anima del mondo è in stretto rapporto con l’armonia musicale (Boezio, De institutione musica, I,1).”
Nell’antica Grecia il cosmo era concepito come una lira a sette corde suonata dal dio Apollo, che era la divinità della musica e della medicina; Pitagora (VI secolo a.C.), che continua ad influenzare la nostra cultura con il suo pensiero, oltre a essere il primo intellettuale occidentale a mettere in chiaro le relazioni tra gli intervalli musicali, cercò di scoprire i legami tra i suoni e l’ordine nascosto della natura, “studiate il monocorde e scoprirete i segreti dell’universo” si dice abbia detto, sostenendo che dallo studio di un unica corda vibrante si potrebbero scoprire gli aspetti microscopici della vibrazione sonora e studiare le leggi macroscopiche che regolano il cosmo.
Nel concetto di “armonia delle sfere”, successivamente approfondito da Platone, Cicerone e Dante e più recentemente dal padre dell’astronomia moderna Keplero (1571 – 1630), si cerca di sondare struttura e proporzione dell’universo, ai moti rotatori dei pianeti viene associata una sinfonia musicale, prodotta proprio dal movimento di ogni singola sfera celeste. In epoche in cui non vi era modo di ottenere valori empirici, venne ipotizzato un legame tra astronomia e musica, ricercando un’analogia tra le diverse distanze che separano i pianeti dal centro del cosmo, e le distanze tra le varie note (intervalli) osservate in una corda musicale.
Per alcuni questa armonia celeste è reale e concreta nelle sue porzioni armoniche a cui il nostro orecchio è sensibile, non ce ne accorgiamo semplicemente perché, oltre a possedere una lievissima intensità, udendola costantemente sin dalla nascita non siamo in grado di oggettivarla, così come chi vive lungo la riva di un fiume non è più in grado di distinguere il fragore delle acque se non dirigendo coscientemente ad esso la sua attenzione.
Non c’è mai fine. Ci sono sempre dei suoni nuovi da immaginare, nuovi sentimenti da sperimentare. E c’è la necessità di purificare sempre più questi sentimenti, questi suoni, per arrivare ad immaginare allo stato puro ciò che abbiamo scoperto. In modo da riuscire a vedere con maggior chiarezza ciò che siamo. Solo così riusciamo a dare a chi ci ascolta l’essenza, il meglio di ciò che siamo. (John Coltrane)
Silenzio e rumore
La musica – intesa come “suono organizzato”– per esistere deve essere prodotta, o meglio agita dall’uomo in tempo reale: dalla sua voce, da uno strumento da lui suonato, costruito o programmato. Il principio dell’organizzazione (dei ritmi, delle altezze, della tessitura e delle combinazioni di voci, strumenti, ecc.), e quello dell’azione nel tempo (l’esecuzione), sono applicati ai suoni attraverso un processo di intenzione e intonazione. L’intenzione (di chi agisce musicalmente) trasforma i suoni, e volendo anche i rumori, in “materiali sonori”. L’intonazione (intesa come impostazione ed emissione dei suoni in ordine alle loro altezze) definisce il suono e lo predispone ad entrare in relazione con altri suoni intonati.
M’è sempre parso che la musica dovrebbe essere soltanto silenzio, e il mistero del silenzio che cerca d’esprimersi. Prendete, ad esempio, una fontana. L’acqua muta riempie i condotti, vi si accumula, ne trabocca, e la perla che cade è sonora. Mi è sempre parso che la musica dovrebbe essere solo il traboccare di un gran silenzio. (da “Alexis o il trattato della lotta vana” – 1929) Margherite Yourcenar
L’intenzionalità è comune a ogni attività artistica e intellettuale; l’intonazione, invece, è specifica alla musica. Il suono intonato può essere soltanto potenzialmente musicale (ad esempio: il suono oscillante di una sirena, o quello ritmato di un clacson, di per sé non sono definibili come “musica”, ma possono essere utilizzati, come del resto qualsiasi rumore, in un contesto musicale) oppure metaforicamente tale (il canto dell’usignolo di cui ignoriamo le dinamiche intenzionali e presumiamo le modalità d’intonazione e organizzazione).
Il silenzio circonda il suono e predispone all’ascolto, ma esso svolge anche un ruolo fondamentale nella strutturazione di qualsiasi “discorso” musicale. La rivalutazione del silenzio come elemento autonomo di espressione e comunicazione di idee musicali coincide con l’introduzione del rumore come parte integrante del repertorio sonoro delle avanguardie del Novecento.
Se questo termine “musica” è sacro, se è riservato agli strumenti del Sette e dell’Ottocento, possiamo sostituirlo con uno più significativo: organizzazione del suono. Grazie al silenzio, i rumori irrompono definitivamente nella mia musica. John Cage
La musica colloca l’ascoltatore all’interno di un mondo sonoro in cui le leggi, e i processi che le mettono in atto, si definiscono e si svolgono tra i suoni. Rapporti tra unità, dinamica, somiglianze e differenze, attesa, conferma e sorpresa, ripetizione e variazione, tratti stilistici e accenti distintivi, sono tutte cose e altre ancora che diventano gli elementi del “tempo nel tempo”, che l’evento musicale instaura al di là della contingenza di elementi verbali, visivi e contestuali.
I suoni ci giungono da qualche parte; anche quando li produciamo noi, una volta emessi, non si possono raggiungere. Eppure, quando ci giungono, essi si offrono alla nostra percezione interamente, liberamente, senza esclusione o interruzione spontanea. Finché risuona, il suono è udibile. A differenza dell’immagine – dalla quale si può togliere lo sguardo o barrarlo chiudendo gli occhi – il suono ci segue; per non udirlo non basta tappare le orecchie. Questa enigmatica combinazione di alterità e di illimitata percettibilità del mondo sonoro è una delle ragioni della ricchezza dell’esperienza musicale che dà forma al suono e richiama ad un ascolto attivo e partecipe che non ha limiti di luogo, lingua, etnia, genere, e che può svilupparsi su molteplici livelli di consapevolezza e di comprensione.
Miti e tradizioni
In India, la culla della più antica filosofia giunta fino ad oggi, il Samaveda, uno dei quattro testi più antichi dei Veda (i testi sacri dell’Induismo redatti da anonimi saggi detti “veggenti vedici”) è interamente dedicato al suono, al canto e alla musica. Il tempio chiamato Vijaya Vittala Temple, dedicato a Vittala, un’incarnazione del Signore Vishnu, contiene al suo interno il grande Ranga Mantapa noto per i suoi 56 pilastri musicali. Questi pilastri sono anche noti come pilastri SaReGaMa, che sono attribuiti alle note musicali che emergono da essi. Le note musicali possono essere ascoltate quando i pilastri vengono toccati delicatamente. Si può trovare una serie di pilastri principali e anche alcuni più piccoli al mantapa.
I sacerdoti dell’antico Egitto attribuivano la creazione del mondo alla risata di Thoth, divinità della scrittura, della musica e della parola creatrice. I miti di creazione egizi variano a seconda della zona geografica: a Menfi, dove la genesi è attribuita all’opera di un unico creatore, il dio Ptah, la creazione di ogni cosa avvenne pronunciandone il nome, letteralmente dandogli vita attraverso “la parola divina”.
Presso i nativi americani si racconta che il mondo fu creato con un canto, identificando la dimensione acustica come la più vicina all’origine della vita. Cosi anche per gli aborigeni d’Australia, per i quali la creazione risale al Tempo del sogno (più una dimensione della coscienza che un periodo temporale), in cui esseri totemici attraversarono la terra cantando di ciò che incontravano (rocce, fiumi, animali, piante) e così facendo portarono questi elementi a manifestarsi.
In Africa una tribù della Nigeria ritene che la musica sia la voce dei propri antenati. Gli sciamani della tribù degli yakuti, una popolazione della siberia, emettono un fischio per convocare gli aiutanti spirituali quando stanno per entrare in trance per aiutare qualcuno.
Riti simili sono eseguiti da altre grandi religioni per esempio in occidente si sono progettate cattedrali per colpire il visitatore che è alla ricerca di spiritualità. Quando si entra in una cattedrale l’acustica è un catalizzatore di esperienze mistiche che crea un legame con l’occulto, il soprannaturale, inventando strumenti e spazi emotivi così da trasformare il corpo umano in una cassa di risonanza quando si trova in presenza di suoni e frequenze particolari che in qualche modo sono un modo per entrare in contatto con la divinità. Si pensi ai canti Gregoriani o a quelli dei monaci ortodossi.
OM il suono primordiale
OM è il simbolo del suono primordiale, della vibrazione originaria. Secondo la tradizione, OM è il suono che sorse, improvvisamente e contemporaneamente, da un punto e in ogni dove, creando l’universo. OM è composto da tre componenti fonetiche: A, U, M. Nell’esistenza universale, A rappresenta il piano materiale, U rappresenta il piano sottile e M rappresenta il piano casuale, cioè il non manifesto. Nell’essere umano, A è correlato con il corpo materiale, U con il corpo psichico, M con il corpo casuale o il puro spirito. OM è l’immagine dei tre aspetti divini: Creazione, Conservazione e Trasformazione di ogni essere vivente. È il simbolo cosmico che racchiude l’Eternità nei suoi tre aspetti: il passato, il presente, il futuro.
Il suono originario ricorda quel suono originato dal Big Bang che nel 1965 fu scoperto, ancora presente negli spazi astrali, dagli scienziati di Princeton e che viene paragonato al basso ruggito di un leone o al passaggio di un aereo. Il noto ricercatore in ambito sonoro Alfred Tomatis ipotizzò un esistenza precosmica caratterizzata da un altissimo livello di coerenza simmetrica; con il graduale incedere di tendenze asimmetriche si giunse a un punto critico dove avvenne una rottura la quale diede vita a un’onda potentissima, scandita da un incontenibile boato… il Big Bang! Da quel momento tutto ciò che esiste, perdendo l’originaria simmetria, si espande spostandosi in un unica direzione, un uni-co verso. Nel video che segue lo straordinario canto dei pianeti del Sistema Solare, si tratta della frequenza emessa dal big bang, dai pianeti, dal sole e dalla luna sotto forma di onde elettromagnetiche e trasformata in suono da apparecchiature apposite.
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Molto molto interessante, avevo letto da qualche parte a proposito dei suoni che quando lo associamo ad una sensazione positiva tendiamo ad ascoltarlo più volte.
Ti è mai capitato ad esempio di ascoltare la stessa canzone da una vita e provare a distanza di anni la stessa intensa emozione?
Questo accade perchè a livello ormonale quando proviamo benessere produciamo endorfine e la musica che ci piace in questo caso innesca lo stesso meccanismo…
Ora non mi intendo di chimica ma devo ammettere che la buona musica è come una droga…quando mi piace un brano non riesco a smettere di ascoltarlo (e recentemente mi è successo proprio con la tua Simple Man😍)
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sono felice della tua condivisione. Simple Man è un brano che ascolto da una vita, quando ho bisogno di calore mi siedo e mi fermo su quelle note. L’essere un semplice uomo in fondo è esattamente quello che sono e quel brano mi fa vibrare piano piano, come quando cammino con una sigaretta e ascolto la notte tra un lampione e il cielo che mi chiama. Ciao
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Fa lo stesso effetto anche a me…ma la sigaretta a me piace fumarla rigorosamente seduta con davanti un bel panorama😜 (non ci riesco mentre passeggio 😂😂😂)
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Suono “denso”” il tuo post! È stato un piacere leggerlo e ascoltarlo, grazie.
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grazie carissima! Ciao
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… e di silenzi intercalati ai suoni
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forse è proprio il silenzio ad amplificare il suono! Mi sa che è proprio lo stacco tra una “fluttuazione” e l’altra che arricchisce il tutto, lo rende unione e decantazione allo stesso tempo! Grazie Flavio, ciao
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in questo periodo sto giusto ascoltando musica new age, anche ora mentre ti sto scrivendo, l’ho ascoltata tutto il giorno oggi 😉
Interessante questo articolo sui suoni, sulla musica, la più grande passione della mia vita! 😉
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il suono come viatico per l’anima o per quella dimensione oltre che in qualche modo appartiene a qualcosa che non percepiamo senza le vibrazioni! Ciao Max
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