in questo tempo di finestre
rimarrei ancora un po’ tra gli alberi,
tra i capelli di un aquilone
simile alla pioggia di qualche goccia

con le nuvole sul balcone
e gli occhi oltre le vele, per un sogno
che si avventura sui fili appesi
mentre le magliette luccicano di stelle

dentro un trascinarsi che va
senza nessuna pretesa, con le ore
che avanzano indietro per riconoscersi mani
alla fine di una nota tesa

in tutti i cartelloni in vendita
con le luci per non sbagliarmi di lampioni,
per essere edera sulla pelle
e lacrima discesa ad ogni battito di vento

scegliendo l’erba a cento all’ora
a ripetere il cielo senza nemmeno una parola
come l’altra voce di un bacio
quando indugia per amore