Renata sa di aver perduto.
Prova a scuotere il vento col respiro,
una bottiglia di lasko* non è una porta
da attraversare. La Coop
ha scaffali e sguardi trascurabili.

(la cassiera col suo camice di lavanderia
sfoggia un volto non pervenuto,
al reparto alcolici telecamere e gestori)

Qualche voce corre tra macchine
e parcheggi, la strada no, è margine,
un nulla di lato come in fuga.
Mantiene il solco incensurato,
due graffi di bianco per attraversare.

Renata ha le tasche imbottite di minuti,
recita a schizzi di sale
parabole d’acqua che ama,
onde negli occhi, quasi in caduta.

Basterebbe una sola impresa di realtà,
ma la vita ha un nome,
capelli lunghi e tatuaggi,
una scheggia di Tavor per il paradiso.

Il biglietto dell’autobus è affollato
come il lungomare: un’estremità dove sdraiarsi,
sentirsi donna e piangere.

*un tipo di birra slovena