per te, che alla fine di un bacio
mi sentisti ancora, per la terra
tutt’intorno al profumo,
per la luna in sogno
di ogni forma dentro il petto

per quella volta in cui eravamo uno,
di preghiere distratte a parole,
-di graffi come alle ferite-
col tuo volto per restare dall’inizio
al tempo solo della voce

come in un ritorno appena sorto,
al limite del mare conosciuto,
per le gambe giunte in fondo
-incanto di nessuna lacrima,
e per l’acqua che ancora piove

nell’edera commossa
di ogni traccia per toccarti appena
con le nuvole storte apposta
e quel rossore colorato in tondo
senza immaginare altra posa

in quota al cielo e d’alberi
proprio dove la notte m’inventa
arrivando tra i passi,
e sui vetri vanto di luce infranta
le mie mani come le rose