starò di tiepida sete questa sera
come l’arrivo ad arrivare quieto
quando si dilunga e investe,
nel torpore a strappare questa vita
per un clamore che non vive,
sostenendo respiri tra le siepi
in un assolo di rami
che spesso stona anche alla luna
con le solite tracce in rossore
a rimarginare ferite e passi,
sgorgando a resistere piano
per mille numeri in quadro,
tornando albero per essere vento,
per il mare denso fronte pioggia
quanto un’ombra di sole a restare assenza,
di baci e fiori senza peso
e ritrovarmi a stento
sorgendo senza danza
in questi anni brevi andando a tempo,
con la terra in sponda che verrà
per qualche voce come in preghiera,
ossa di cielo e perdono
a scavare dentro eternità
durando in rosa anche brevemente
Ho scritto qualcosa di di simile (mi riferisco al verso “come l’arrivo ad arrivare quieto”), ovviamente non profondo e intenso come questa tua poesia. Infatti, scritta da anni, non ho ancora avuto il coraggio di pubblicarla. Quando l’ho scritta pensavo a un traguardo da non oltrepassare se non dopo l’arrivo, come una soglia da non superare perché già ci troviamo dall’altra parte. Ecco, questo sento profondamente: come un evento che so già accaduto o un dramma già avvenuto eppure vivo in un’attesa al di qua della soglia sapendo cos’è accaduto dall’altra parte.
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pubblicala senza meno, le parole devono trovare inchiostro per essere fuoco.
Questo tuo pensiero è qualcosa di simile al mio quando l’ho scritta, c’è una sorta di frenesia di andare, di passare oltre e contemporaneamente un legame che ci tiene fermi, è come guardare dal buco della serratura di una porta che sembra non riuscire mai ad aprire, ma forse quel “sapere” già cosa vive dall’altra parte è consapevolezza e coscienza, una “qualità” che solo una certa sensibilità sa dare!
Grazie per queste introspezioni che in qualche modo danno la stura verso riflessioni ancor più profonde rispetto alle stesse poesie.
Ciao
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Sono riflessioni appunto “provocate” dalla bellezza e profondità dei tuoi versi.
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Bellissima
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grazie 🙂
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🌸
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..scoprendo, dopo lo struggimento del suono, che la voce appartiene ad un cantante turco di origini armene.
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si Marzia lui è armeno, un artista scoperto da poco che mi ha subito stregato, la voce, le melodie, i ritmi, le pause mi riportano alla fine del mondo.
Ho sempre amato i “suoni” che vengono da “lontano”, a volte mi rendo conto che i brani che propongo possono risultare diciamo ostici per molti, ma non mi è mai piaciuta la musica troppo “facile”, adoro le tradizioni e le vibrazioni che mi arrivano da altre dimensioni. Ultimamente -ma ormai ultimamente è sinonimo di molti anni- ascolto soltanto musica chiamiamola etnica. Mi provoca delle sensazioni che mi scuotono e mi danno un’emozione inspiegabile.
Grazie
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E hai ragione..io l’ho ascoltato più volte!
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Rosario mi son bevuta le tue parole piano piano e ho ascoltato con interesse crescente il canto ( credo sia turco)
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grazie Marzia
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Bellissima Sarino!
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grazie Bianca
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un ritmo lento per gustare il senso del tempo che scorre.
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grazie Giampaolo
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ciao
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sempre intense e profonde le tue liriche, la musicalità dei tuoi versi sa essere unica, bravissimo!
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grazie Max
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