la vita è come quella luce dai contorni sfumati
che si agita tra una sparuta pellicola
e un’ombra di feroce verità
e se anche fosse vera
non varrebbe che qualche flash
fissato in silenzio
e sarebbe una delle tante storie
a scartamento ridotto,
fatta di numeri felici di resistere
anche quando la misura non sembra starci,
la solita veglia che latita alla finestra
per un pezzo di cielo
quando migra d’inverno in cerca di compagnia

a tratti assomiglia a quel bacio
sfiorato in fondo alle stelle,
a quella foglia che tra un susseguirsi di tramonti
e un po’ di tempo che non torna
si scuote scontata come la luna,
imprevedibile come ogni rotta
sapendo di essere figlia di un passo a passare,
di un inesorabile brandello di gravità
che lotta per qualche attimo d’atterraggio,
a tratti assomiglia al trucco sgargiante
di un discorso strillato al bar

eppure basterebbe,
basterebbe al sole prima che venga notte,
all’albero prima che sia di nuovo un frusciare di vento,
forse basterebbe per restare,
per restare dentro un istante d’inconsapevole difetto,
dentro la gioia tremolante di un debutto,
magari dentro un cuore ostinato e incostante,
forse basterebbe non morire ogni giorno

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