Il silenzio nacque immaginato
in quel giorno d’acqua e vetrate,
così il rumore dei muri,
poi furono pagliacci e invitati
seguirono le file addomesticate dei cani,
le onde messe apposte sul lungomare.
E imbattersi nella vita sembrò abbastanza.
Dopo vennero i dubbi e le notti
legate ai temporali,
e noi tentammo con le preghiere,
sommando colori e stanche felicità,
con mille vecchie parole
e volti di cartone, e piazze insolite
tra i tavolini.
Alla fine vennero i tuoi occhi in preda.
E pianto fu declino.
La distanza non sarebbe bastata,
delle facce pochi ricordi
e pagine in qualche misura riformate.
Delle voglie una sola grazia,
d’antologia e in parte superficiale.
Poi fu gelo il mare.
E il mondo scelse di versare due parole.
Ma troppe le presenze a piazzare
plastica e confini.
-spesi, allora, un attimo di quiete
e con l’ultimo biglietto avvicinai
il mio cuore ai detriti.
Scrivere di allegria sono bravi quasi tutti, ma la malinconia, bisogna averla provata in tutte le sue forme per trasferirla nelle parole. Molto molto bella.
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Una riflessione sulle emozioni, quelle che sono negative, purtroppo .
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già!
Grazie carissima
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leggere le tue parole ci porta in un mondo magico formato da ricordi e nostalgie.
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grazie
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ciao
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è sempre un incanto perdersi nella riflessiva espressione dei tuoi versi, in quell’intercalare di ricordi e malinconia, dove ogni attimo viene rivissuto quasi in punta di piedi…
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grazie
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Molto bella!
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grazie 🙂
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