fu correre la ragione di ogni posto
con la vita a testa bassa
e la debolezza scolpita di una coincidenza,
un mondo sconosciuto e felice
dove bastava perdonarsi a vicenda

fuggendo per non arrivare mai,
dove per ogni luna caduta
la precisa velocità di un fiato
dimenticava anche il tempo,
i resti ai titoli di un film

e si sfiorava anche il mondo,
di un paesaggio ad innamorarci piano
strane competizioni all’orizzonte
come il cielo senza forme,
magari stringendo di ogni grano anche la sabbia

e per ogni innocente solitudine
il vento alle onde selvatiche
al bacio di ogni marea
per la breve gonna appena scoperta
umida di primavera e di gambe leggere

come il miele di qualsiasi imprevisto
e di quel sole a gesti
amando di ogni ora la prima volta,
tacendo il buio alle ombre volute
e un lampione alla poca luce

eppure fu schianto sussurrando piano,
una piccola transumanza di occhi splendenti
per quel paradiso lasciato in presenza

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