ho amato destini e qualcos’altro
presente ingenuo e sovrapposto
passando per piccoli sogni diversi e rimasti
sui vetri issato a finestra
in piedi e senza letto
con le stanze appiccicate addosso
e la barba cresciuta in fretta
come il gesso di un trucco
al rumore sfatto d’ogni luna
e vicino alle fontane stando immenso

ho amato il respiro di paure in gola
e l’infanzia nata dentro un fosso
per il mare disegnato apposta
appena debito al limite di un colore rovente
e per ogni panchina condannata e nera
insieme al vento e alle curve ridendo
in età al momento e ad un’altra differente
d’acqua gentile per vanto
appena prima di essere terra
continuando al buio alba prima di un graffio

ho amato forse per niente,
contro ogni passo davanti inseguendo anni
per destinazioni d’aria opposte e intense
e forse per la grazia stanca
d’essere vivo banalmente