In questo periodo, scandito da divieti e poca comunità, il viaggio è diventata una meta impossibile. Allora proviamo a farlo attraverso il cinema e con il mezzo per eccellenza -almeno secondo il mio modesto parere-, il treno. La terra di nessuno, dove ambientare incontri tra mistero e viaggio. Un mezzo che in qualche modo riassume emozioni e dimensioni diverse e immaginifiche, rispetto all’aereo o all’auto forse è quello che più racchiude il brivido di quella sorta di andamento lento che si avvicina all’evasione, al distacco più intimo e interiore. Attraverso i vetri scivolano via storie e paesaggi che si fissano senza fretta, attimi in rimescolamento lento e sensazioni nate e vissute in un secondo, intesi e percepiti come un transfert sia fisico che mentale.
Ho provato a riassumere quanto detto con qualche fotogramma estrapolato da alcuni film. Spero d’incontrarvi predisposti e che il viaggio inizi.

Treno di notte per Lisbona (Night Train to Lisbon) è un film del 2013 diretto da Bille August e con protagonisti Jeremy Irons, Mélanie Laurent, Jack Huston, Martina Gedeck, Bruno Ganz e Christopher Lee. Il film è basato sull’omonimo romanzo scritto da Pascal Mercier nel 2004.
Raimund Gregorius è un professore svizzero di Latino che ogni giorno si reca nel liceo di Berna dove insegna. Una mattina di pioggia, un evento cambia improvvisamente la sua vita tranquilla: una ragazza, in piedi sul parapetto, sta per buttarsi giù da un ponte; lui interviene e riesce a fermarla prima che sia troppo tardi. Insieme raccolgono i compiti fradici degli alunni che erano volati via. Lei gli chiede se lo può seguire, e insieme entrano in classe. Più tardi, la ragazza esce dalla classe in punta di piedi; Gregorius continuando la lezione la segue dalla finestra mentre si allontana, poi prende il soprabito della ragazza, abbandonando la classe, e torna sul ponte, ma della ragazza nessuna traccia. Nel soprabito trova un libro: Um ourives das palavras (L’orafo delle parole) di Amadeu Inácio De Almeida Prado – Lisbona 1975. Sfogliandolo scopre il timbro di una libreria di Berna, dove si reca. Il libraio ricorda bene che una ragazza il giorno prima lo aveva letto, aveva pagato e poi era andata via. Mentre Raimund passa il libro al negoziante, cade un biglietto ferroviario per Lisbona, che lui raccoglie. Il treno parte dopo 15 minuti: Raimund riprende il libro e corre in stazione. Dopo essersi guardato attorno e non vedendo nessuno arrivare, quando ormai il treno è in movimento, sale. Durante il viaggio notturno continua affascinato la lettura del libro fino a raggiungere la capitale del Portogallo. Raimund prende alloggio alla Posada Silva e cerca l’indirizzo dell’autore del libro nell’elenco telefonico. Trova l’abitazione, dove sul portone c’è ancora una targa, MÉDICO – Dr. Amadeu de Almeida Prado – Medicina general. Il medico, nonché scrittore del libro, era membro della resistenza che si oppose al regime di António de Oliveira Salazar. Raimund ricostruisce le vicende di un gruppo di amici che si erano opposti alla dittatura di António de Oliveira Salazar fino a scoprire che la ragazza del ponte altra non era che la nipote di Rui Luís Mendes, un feroce poliziotto detto il Boia di Lisbona; la ragazza aveva scoperto la verità sull’amato nonno solo leggendo quel libro. Dopo aver tirato le fila della storia è pronto per salire sul treno e ritornare alla sua vita ma, quando si rende conto di aver trovato l’amore nella nipote di uno dei ribelli, non è più sicuro della sua decisione.
Train de vie – Un treno per vivere (Train de vie) è un film del 1998 diretto da Radu Mihăileanu, che tratta in maniera irreale la Shoah.
1941 – In uno shtetl, un insediamento ebraico dell’Europa dell’Est, Shlomo, il matto del villaggio, allerta i suoi compaesani di aver avuto una visione, che nei dintorni gli ebrei sono prelevati a forza dai militari nazisti. Si riunisce così il consiglio degli anziani, considerato che nella tradizione ebraica, le visioni di uno schnorrer si debbano prendere sul serio, dal momento che questi propone di organizzare un finto treno di deportati, con il quale fuggire in massa in Palestina passando per l’Unione Sovietica. Ci si divide i compiti tra le parti, con alcuni degli ebrei travestiti da militari nazisti – istruiti alla lingua tedesca, priva dell’accento yiddish – e altri che impersonano i deportati. Giacché i villaggi vicini iniziano a sospettare, gli abitanti anticipano la partenza su un vecchio treno, assemblato con rotabili acquistati al momento in modo da sembrare un vero convoglio nazista, con tanto di vagoni piombati e vagoni-letto per i soldati. Presto cominciano a sorgere problemi persino all’interno della comunità, con futili battibecchi di natura religiosa ed ideologica, tra i viaggiatori perfettamente calati nella parte del prigioniero e dell’aguzzino. Sulla via incontreranno non poche difficoltà, tra autorità locali sospettose e forze militari allertate, evitando il peggio solo grazie ad eccezionali espedienti. Quando sembrano sul punto di essere fermati da una truppa motorizzata nazista, si scopre che si tratta di una carovana di zingari, anche essi travestiti. Lo squinternato treno riesce a raggiungere il confine sovietico, e i suoi passeggeri la loro salvezza per la Palestina. Purtroppo tutta la vicenda si rivela essere solo il frutto dell’immaginazione del giovane Shlomo, che in realtà si trova in un lager a raccontare questa storia fantastica.
Il treno per il Darjeeling (The Darjeeling Limited) è un film del 2007 diretto da Wes Anderson, scritto dallo stesso Anderson insieme a Roman Coppola e all’attore Jason Schwartzman.
La pellicola è una commedia dalle sfumature drammatiche, ambientata in India principalmente nella regione del Rajastan, con protagonisti i tre fratelli Whitman, Francis (Owen Wilson), Peter (Adrien Brody) e Jack (Jason Schwartzman). Tre fratelli che non si parlano da un anno pianificano un viaggio in treno in India, con lo scopo di ritrovare se stessi e il legame reciproco che avevano un tempo. Circa un anno dopo la morte del padre e dopo che, apparentemente, hanno deciso di non comunicare più tra loro, Francis, il maggiore, riunisce i due fratelli e organizza un itinerario accurato e pianificato rigidamente, a bordo di un treno speciale, il Darjeeling Limited, ideato appositamente per provocare nei fratelli una rinascita spirituale che li unisca o che almeno li avvicini. Ovviamente le cose non vanno esattamente come Francis ha programmato nel suo itinerario, anzi quasi per niente. Le principali resistenze a Francis vengono da Peter, il figlio di mezzo della famiglia Whitman, che a prima vista sembra essere il più stabile dei tre fratelli, con una moglie ed un figlio in arrivo, ma anche lui è a un punto di svolta e non ne vuole parlare. Infine, c’è il più giovane e forse anche quello che ha ottenuto i maggiori risultati tra i fratelli Whitman, Jack, lo scrittore che basa i suoi personaggi “inventati” su tutto quello che gli capita realmente e che è ancora ossessionato dalla sua ex fidanzata che ha lasciato a Parigi, tanto che nemmeno in India può smettere di ascoltare di nascosto la sua segreteria telefonica, di cui ha ancora il codice segreto. L’obiettivo di Francis è portare i fratelli al convento himalayano dove si è ritirata a vivere la loro madre Patricia, che, dopo aver cercato di evitare i contatti con i figli, acconsente ad ospitarli per qualche giorno nel convento.
Avevo sempre pensato che le vecchie stazioni ferroviarie fossero tra i pochi luoghi magici rimasti al mondo. I fantasmi di ricordi e di addii vi si mescolano con l’inizio di centinaia di viaggi per destinazioni lontane, senza ritorno. “Se un giorno dovessi perdermi, che mi cerchino in una stazione ferroviaria”, pensai.
(Carlos Ruiz Zafón)
Tutto sommato il treno è la metafora di un viaggio senza una destinazione apparente e, forse, una sorta di arrivo incerto.
Per chiudere una piccola curiosità, una sorte di sintesi al viaggio e non solo in treno, e soprattutto all’intermezzo tra un viaggio e un altro, ovvero il bisogno conseguente di apprezzare ancora di più il successivo viaggio: “l’arte” di sapersi fermare.
Nel sud del Giappone, lungo il fiume Nishiki, è stata costruita una stazione ferroviaria che non ha entrata, uscita né biglietteria. I treni fermano al fianco della banchina, i passeggeri scendono ma non possono andare da nessuna parte e per uscire devono aspettare il convoglio successivo. Vicino non ci sono attrazioni turistiche, paesi o città, il luogo è quasi disabitato e la stazione potrebbe sembrare del tutto inutile. Il posto si chiama Seiryu Miharashi Eki, che si traduce come “piattaforma di vista del fiume”, ed è stato pensato con la sola funzione di ricordare l’importanza del fermarsi, sia dal punto di vista fisico che mentale. I viaggiatori vi sosteranno per ammirare il panorama e per fare una semplice pausa. Un’attività che spesso si dimentica di fare, soprattutto nelle società della fretta, della produttività.

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Grazie, Sarino, per il bel viaggio. Quello che sogno io è la Transiberiana, da Mosca a Vladivostok
(una carrozza-letto in prima classe per tutto il viaggio viene a costare più o meno 25.000 euro! A piedi dovrò farmela 😊)
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mi sa che saremo in due 🙂 !
Immagina che viaggio, da pelle d’oca per i “mondi” e le sensazioni che si proverebbero, un viaggio da “graffiarti” gli occhi
ciao e grazie
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oltre che poeta sensibile hai un modo leggero e convincente di scrivere.
Abbiamo viaggiato con te nella memoria di questi film.
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grazie Gianpaolo, è stato un bel “viaggio” scrivere il post, mi ha portato in luoghi inaccessibili e incantati, almeno con la mente si può, visto il periodo 🙂
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vero. si viaggia con la mente e si evitano tanti pericoli in questo periodo
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Grazie del bell’articolo Sarino, perché penso che tu abbia perfettamente ragione: il viaggio in treno attraversa luoghi magici proprio per la bellezza di certi paesaggi che in auto passano inosservati. Non è casuale che anni fa il WWF organizzo’ un iniziativa che se non ricordo male si chiamava “rami secchi”, perché invitava a prendere quei treni che percorrevano delle tratte inusuali, sul rischio della soppressione per i pochi passeggeri, ma che attraversavano luoghi bellissimi, isolati e impervi, ma dalla splendida connotazione naturalistica. Non so poi com’è andata finire. Complimenti anche per la scelta dei film: tutti bellissimi!
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ciao Antonio, da un po’ si parla di riaprire la “vecchia” tratta dell’Orient Express, con partenza da Parigi. Forse una delle tappe sarà Trieste, città in cui abito, e se così sarà allora proverò l’essenza del “viaggio” in treno, non me la farò scappare di certo. Anche io avevo letto qualcosa di quell’iniziativa del WWF, magnifica a mio dire, ma come te non so come sia andata a finire. Il gusto delle piccole cose, di quelle particolarmente “lontane” dal rumoreggiare o dai social, mi rimane dentro come un sogno che ha poche speranze ma che fortunatamente non demorde. Giù, da me in Calabria, esistono ancora delle tratte singolari e lontane dalle direttrici principali, sembra di tornare agli anni 50 per la “scomodità” del viaggio che i treni usati ti fanno provare ma, al contempo, provocano sensazioni perdute e devo dire piacevoli. Ciao e grazie
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i viaggi in treno hanno sempre attirato la curiosità e la voglia di bellezza del mondo in se stesso. Quando si pensa ad una partenza viene automatico immaginare le classiche scene dei saluti dalle carrozze di un treno, forse perché proprio il cinema ci ha abituati a queste visioni..
Bel post, mi hai fatto immaginare un bel viaggio…👍😊👏👏
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ho scritto nel post quello che penso del viaggio in treno, ho viaggiato per anni con questo mezzo e devo dire che ogni volta è stato un “viaggio” nel senso più immaginifico del termine,
ciao Max e grazie
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Bei film.
Invece davvero interessante e curiosa la mini stazione di pausa.
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vero, quando ho letto il senso di quella stazione ho pensato che il pensiero giapponese, quello più orientale in generale, è distante anni luce da quello occidentale. Ma prima o poi andrò a farmi un giro da quelle parti e magari andrò in treno
ciao e grazie della visita
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il secondo è il terzo li ho visti….interessanti gli spunti di queste tue considerazioni..buona serata Rosario
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ciao Nadia, il primo merita credimi, se hai possibilità cerca di vederlo non resterai delusa
grazie
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immagino!!mi fido!!!
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