ci vorrebbero sguardi
per quelle sensazioni di curve
che cambiano colore all’attesa,
imprevedibili come l’alba,
rare come un frastuono di occhi,
di lato ad alcuni tramonti
che si fissano brevemente
in ogni istante di fertile follia

come l’incerta meccanica
di un movimento
che ostinatamente cerca
qualche dichiarazione, indugiando
per un oceano che piove
con la sua parte più elegante
dentro un candido adesso
che corre guardandosi dietro

oltre il buio rubato d’inverno
in quelle sere a dismisura
trascurate di strade e di rami,
con l’improvvisa tristezza
che rivela al cielo l’esistenza delle luci
e il tempo di mille volte
che afferra la profonda poesia
del silenzio scampato alla voce