c’è stato un luogo senza casa
nel mare visto in un altro posto
e vibrazioni di foglie insorte
per l’aria continuamente in lotta,
c’è stata l’acqua di qualche gabbiano
nello sguardo verso mezzogiorno
e poi un cielo d’aria incerto
tra le vele di un molo astratto

quando l’imprecisione dei volti
sembrava il sale ceduto alle onde
con tutta la voglia degli scogli
d’infrangere vento,
come un nome lasciato alle rose
scambiato per una parte
di fragile presenza,
per il battito frainteso di un momento

-di tanto in tanto mi chiedo
se sono bastate le notti aggiunte al tempo
a chiedere in grazia un flebile lampo,
se a correggere il confine di un faro
nascita fosse stata la fortuna
di un’alba giovanissima

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