LA PSICHEDELIA

Il fenomeno della psichedelia, di cui s’intravedono i primi segnali nel 1965 e di cui si scorge la fine negli ultimi anni del decennio, è l’evento più complesso dei ’60, tanto è fitta la ragnatela di eventi, gruppi e rimandi e tanto è vasta la sua influenza su tutti i frangenti del rock: dal folk-rock al blues-rock, dal garage-rock al pop.

Partiamo dalle definizioni che comunemente si danno al genere: una musicale, indica lo stile psichedelico come quella corrente musicale in cui le forme si dilatano in lunghe jam strumentali mutuate dal jazz e in cui le sonorità si arricchiscono di nuovi strumenti e sug-gestioni: da quelli orientali a quelli elettronici applicati a voci e strumenti ; un’altra, di carattere storico, spiega come la musica psichedelica sia nata come sottofondo all’esperienza lisergica o, appunto, psichedelica che deriva dall’assunzione degli acidi; un’altra ancora, filologica, spiega che esistono due ondate psichedeliche: una originale, quella americana e una derivativa, quella inglese.

Risultati immagini per LA PSICHEDELIASe queste definizioni ci danno una prima idea, anche se fumosa, delle caratteristiche generali del fenomeno per capire realmente di cosa si tratti occorre necessariamente scendere nel dettaglio, partendo proprio dal luogo-simbolo della psichedelia Americana: quella San Francisco che nel 1965 è meta prediletta di poeti beat e in cui Mario Savio fonda il Free Speech Movement. Il luogo in cui la controparte californiana di Dylan, Country Joe McDonald, organizza sit-in e marce e in cui comincia a svilupparsi un nuovo movimento pacifista che riprende la vena politica della controcultura newyorchese rielaborandola in chiave idealistica e utopistica: si tratta del fenomeno hippy.

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Interessati più al lato spirituale che a quello materiale delle cose, gli hippy tentano di esaltare e sublimare l’esperienza di ricerca interiore attraverso l’assunzione di acido lisergico, LSD, durante i così detti acid tests: tra i primi ad organizzarli c’è Ken Kesey, che ingaggia per fornire un sottofondo sonoro all’esperienza allucinogena i Warlocks, futuri Grateful Dead. La musica psichedelica può dirsi nata. O meglio, la versione più libera e senza compromessi di quel calderone di stili che si trovano riuniti sotto tale definizione: la psichedelia delle lunghe jam sessions, spesso frutto di improvvisazioni, è quella che meglio incarna lo spirito del movimento ma anche la meno rappresentato su disco, in quanto legata ovviamente ad una dimensione live che trova la sua massima espressione nelle registrazioni dei concerti dei Grateful Dead, in particolare nel celebre “Live Dead” (1969).

All’altro capo dello spettro musicale psichedelico si collocano i pastiches sonori della psichedelia inglese, i quadretti stralunati e sghembi del Barrett solista e i gioiellini pop visionari beatlesiani di Sgt. Pepper, tra cieli di diamante e campi di fragole.

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Tra i due estremi infinite varianti e sfumature, che trovano spesso un minimo comun denominatore nella voce pastosa e alienata, nella contaminazione con le sonorità orientali ( l’India è in quel periodo una meta frequentatissima nei viaggi alla ricerca di sé stessi), la dilatazione più o meno spinta delle strutture, le sperimentazioni negli arrangiamenti e nella produzione. In questi anni sembra naturale filtrare attraverso uno spirito nuovo, visionario e contaminatore, i generi che già esistevano. C’è una psichedelia che deriva e si evolve dal folk-rock, scardinandone in parte la struttura tradizionale e la forma canzone, ma mantenendo comunque al centro dell’attenzione la melodia: è la psichedelia dei Byrds di “Fifth Dimension”(1966) e di “Younger Than Yesterday”(1967), quella dei Jefferson Airplane (il primo gruppo psichedelico di San Francisco ad ottenere fama nazionale) di “Surrealistic Pillow” (1967), dei Love di “Forever Changes” (1967) e “Da Capo”(1967), formazione guidata dal genio musicale di Arthur Lee, con cui il folk acido più pop tocca i suoi vertici assoluti.

Risultati immagini per Surrealistic Pillow

Si può parlare di psichedelia folk anche per gruppi come Pearls Before Swine e Kaleidoscope in cui la contaminazione riguarda non solo e non tanto le sonorità orientali (quasi un topos musicale nell’era psichedelica), quanto piuttosto la musica medievale in un tentativo di risalire alla fonte delle tradizioni musicali. Esiste poi una psichedelia garage-rock in cui i tre accordi del genere risplendono di profumi nuovi: tra tutti i texani 13th Floor Elevator di Roky Erickson, allucinati ed incubanti, e i Seeds.

Immagine correlataLa formazione di Jim Morrison esordisce nel 1967 con un disco (omonimo) stupefacente, serie perfetta di pezzi al confine tra blues-rock e canzone Brechtiana, classica e musica orientale, incarnazione dei lati più oscuri del sogno psichedelico con Morrison che da cantante si trasfigura in sciamano ed attore, il concerto che si fa rito catartico e tragedia.

Immagine correlataUn rito consumato in altre forme ed altri modi durante i concerti di Jimi Hendrix, durante i quali la chitarra viene violentata ed utilizzata come vittima sacrificale, suonata coi denti e dietro la schiena, il suono trafitto da fuzz, feedback, e wah wah; non solo, Hendrix riesce anche nel miracolo di riprodurre nelle registrazioni di studio i cicloni sonici che generava su palco, uno su tutti “Electric Ladyland “(1968), capolavoro assoluto a metà strada tra blues e psichedelia. Il suono blues viene ulteriormente indurito nei dischi di gruppi come Blue Cheer, Steppenwolf e IronButterfly, che lo traghettano verso l’hard rock: in particolare i Blue Cheer, con “VincebusEruptum” (1968) forgiano un suono, fuzz assordante alla chitarra e basso amplificato a livelli inumani, che anticipa di oltre 20 anni lo stonerrock

Immagine correlataCasi assolutamente a parte sono costituiti dai Red Krayola di Mayo Thompson, dagli United States Of America e dai Silver Apples. Se i primi sono autori di un rock che strizza l’occhio al free jazz e alla musica concreta, gli U.S.A. ,influenzati tanto dall’avanguardia di Riley e Reich quanto dal contemporaneo rock psichedelico, abbandonano le chitarre e le sostituiscono con archi e tastiere creando scenari sonori futuristici e visionari e coniando una sorta di ambient pop ante-litteram. Ancor più pionieristici i Silver Apples, gruppo ispirato dalle sperimentazioni con l’elettronica di Morton Subotnick, dalla trance dei Velvet Underground e dal free jazz, e che mette a frutto le sue influenze fin dall’esordio omonimo del 1968, in cui i tre sperimentano con i synth ricreando scenari futuribili e spaziali che influenzeranno eroi del kraut rock come Tangerine Dream e Faust e gruppi new wave come Suicide e Chrome.

Risulta evidente anche da questa breve carrellata come la psichedelia Americana sia un fenomeno assolutamente eterogeneo e difficilmente catalogabile: non è un caso, perché nell’inclassificabilità ma anche nello spirito pionieristico e curioso che l’anima il fenomeno stesso trova il suo significato più profondo, accanto ad uno spirito antagonista (erede del movimento di Greenwich) per cui si tende a far coincidere la fine della fase cruciale del fenomeno col festival di Monterey del 1967 che lo legittima e lo rende riconoscibile presso il grande pubblico; l’utopia del flower power viene spazzata via un anno dopo, quando le masse dei pacifisti vengono sostituite da movimenti più politicizzati e alla protesta pacifica si sostituisce quella violenta.

Risultati immagini per festival di Monterey

A questo potrebbe venire spontaneo chiedersi che cosa abbia a che fare l’Inghilterra con questo fenomeno, che è si musicale, ma allo stesso legato ad un movimento sociale prevalentemente americano: per molti versi la psichedelia inglese, svincolata da qualsiasi retroscena sociale, è un fenomeno puramente musicale, cominciato nell’estate del 1966, quando Joel e Tony Brown, che avevano lavorato col guru dell’LSD Timtohy Leary negli Stati Uniti, esporta a Londra il Light Show, che diviene immediatamente un successo di massa; il celebre DJ John Peel contribuisce a diffonderne i suoni con la trasmissione radiofonica Perfumed Garden e di lì a poco si inaugura il celebre Ufo Club dove ben presto cominciano ad esibirsi i Pink Floyd.

Risultati immagini per Pink Floyd.

Nell’esordio del gruppo, “The Piper At The Gates Of Dawn” (1967),si ritrovano tanti elementi distintivi della psichedelia inglese: la tendenza a ricondurre la divagazione allucinogena psichedelica dentro i recinti pop, coniugando cioè la visionarietà dei testi e la creazione di un suono alieno ( attraverso un massiccio utilizzo di riverberi ) con l’innato senso melodico dei britannici. Nel momento in cui, però, a causa dei problemi mentali che si fanno sempre più gravi, Barrett viene allontanato dal gruppo e sostituito con Dave Gilmour. Il primo inciderà due album splendidamente bizzarri, “The Madcap Laughs”(1967) e “Barrett”(1970), che proseguono il percorso cominciato con l’esordio dei Pink Floyd, prima che l’aggravarsi del suo stato mentale lo spingano verso un allontanamento definitivo dalle scene musicali. Immagine correlataIl gruppo di Gilmour dopo un album interlocutorio del 1968 (“A Saurceful of Secrets”) che in qualche modo tenta invano di proseguire sulla falsariga dell’esordio, intraprendono altre strade esasperando l’aspetto atmosferico del proprio suono e creando un suono epico che tende a spostare il baricentro musicale verso il progressive arrivando nel 1973 al capolavoro di “Dark Side Of The Moon”, art rock dilatato e contaminato di blues e fusion che segnerà anche il trionfo commerciale del gruppo. Se i Pink Floyd sono il gruppo psichedelico Inglese per eccellenza, riflessi variopinti e lisergici attraversano tante produzioni inglesi dei tardi anni ’60: dai Cream di Disraeli Gears (1967), ai Beatles di Sgt Pepper’s…(1967) e del White Album(1968), dai Rolling Stones di Their Satanic Majesties Request (1967) agli Who di Magic Bus (1968), rendendo evidente ancora una volta come il movimento psichedelico sia, specie a livello musicale, fenomeno trasversale in grado di toccare le frange più diverse della scena musicale, dal blues al folk, passando per il pop-rock.

Non è solo per l’importanza rivestita nella storia del rock che i Velvet Underground si guadagnano sul campo un capitolo a sé, ma anche per l’impossibilità di inserire la loro musica in un qualsiasi filone musicale degli anni ’60: con un po’ di sforzo si può stabilire un nesso con la psichedelia, solo che qui le derive psichedeliche sono legate all’assunzione di eroina, non di Lsd, e i luoghi non sono le spiagge assolate dalla California ma le strade pulsanti di New York: e lo stesso pulsare ossessivo e frenetico, ricorre come un mantra in pezzi come “Heroin” e “Run Run Run” lungo i solchi dell’esordio “Velvet Underground & Nico” (1967) alternandosi però con nonchalance alla dolce decadenza pop di “Sunday Morning” e “I’ll be Your Mirror” o alle oscure atmosfere di “All Tomorrow Parties” .

Risultati immagini per Velvet UndergroundQuesto accostamento d’opposti inedito, tra pop ed avanguardia, rock americano ed espressionismo europeo weilliano è il frutto dell’incontro tra due soggetti altrettanti diversi: Lou Reed, già paroliere per la Pickwick Records, musicista ed appassionato doo-wop con una certa predisposizione e curiosità per le avanguardie e John Cale, che da quelle avanguardie proviene, studi classici alle spalle e trascorsi al fianco di LaMonte Young e John Cage, e una certa attrazione per il rock. Se i due sono l’asse portante del gruppo, la line-up definitiva si completa con l’aggiunta di Sterling Morrison alla chitarra e Maureen Tucker alla batteria. Il gruppo, avanti anni-luce rispetto alla stragrande maggioranza dei contemporanei, sfugge al rischio di rimanere un fenomeno puramente underground grazie al provvidenziale incontro con Andy Warhol nel 1965: Warhol diventa manager del gruppo e produce il debutto omonimo, ideando però la celebre cover con la banana e attirando sul gruppo la curiosità della stampa.

Risultati immagini per Andy WarholNon solo, allo scopo di accentuare l’aura decadente del gruppo gli affianca la spettrale voce della modella tedesca Nico, (inizialmente accolta con una certa titubanza dagli altri membri del gruppo), cui spetterà l’interpretazione di alcuni dei pezzi più belli dell’esordio, uno tra tutti la splendida “Femme fatale”. La musica del gruppo resta comunque troppo rivoluzionaria per il grande pubblico e il disco resta un fenomeno relativamente sconosciuto per molti anni: incredibile è però l’influenza esercitata dal gruppo sulle leve future nell’anticipare il nichilismo che sarà delpunk del ’76, le atmosfere decadenti che saranno riprese da molti gruppi new wave e goth, l’introduzione del feedback all’interno della struttura della canzone rock ( e pop ), ragion d’essere del futuro movimento noise-rock e di tutti coloro che, sulle orme dei Velvet, lo utilizzeranno per la creazione di mantra sonori. L’influenza del gruppo è incalcolabile e riveste per l’indie rock la stessa importanza che ebbero i Beatles per lo sviluppo del pop-rock inglese e questo nonostante l’esiguità della produzione del gruppo: due soli dischi con la formazione originaria , con il secondo, “White Light White Heat”(1967), già orfano di Nico e poi altri due dischi senza Cale (sostituito da Doug Youle), con “Loaded”, inciso per la Atlantic, a chiudere la breve saga del gruppo, virando peraltro verso il pop e il glam di cui Reed diviene nei primi ‘70 uno dei massimi protagonisti, trovando un punto d’incontro tra il decadentismo del gruppo e quella del movimento Inglese e l’ennesimo capolavoro, quel “Transformer” che inaugura la collaborazione con Bowie/Ziggy Stardust e lancia la carriera solista di Reed: una carriera che passa anche per l’estremismo noise di “Metal Machine Music” (1975), inascoltabile affastellamento di rumori che porta ai suoi estremi gli spunti dei Velvet.

Anche gli altri membri del gruppo, in particolare Nico e John Cale, portano avanti brillanti carriere soliste: la prima raggiunse il suo apice col gotico “The Marble Index” (1969), disco oscuro e ricco di elementi classici, in cui il rock è ormai un ricordo lontano e dove si viaggia, se mai, dalle parti dello Scott Walker più moribondo. Il disco è prodotto proprio da Cale, che dopo un disco di stampo più tradizionale come “Vintage Violence”(1970) si trova a collaborare col compositore minimalista Terry Riley in “Church of Anthrax”(1971), disco quasi interamente strumentale e probabilmente lavoro più avanguardistico della sua carriera.

*da: Storiadellamusica.it
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Una risposta a "LA PSICHEDELIA"

  1. molto interessante, anche perché dopo la grande invasione metà/fine anni Sessanta, e consacrata in film come Easy Rider, periodicamente il genere torna con nuovi epigoni neo psichedelici

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