ascoltando Knockin’ On Heaven’s Door (Unplugged) di Dylan, mi è venuta così, quindi da leggere assolutamente col brano in sottofondo. Abbiate pietà 🙂

stiamo alle porte come in paradiso,
come un salto al vento
per non sentire il vuoto del moto,
stiamo e non moriamo, incontro al giorno
stiamo, con due gocce
come in un mare di lacrime
che ad essere padre è sempre pronto,
siamo e non moriamo, vivi in un foulard di terra
dentro un carro di spighe,
alla stessa misura del sale,
di qualche messa che non preghiamo,
e voliamo in passare al cielo
come scie per un Dio che non conosciamo

siamo e quindi stiamo, presenze
al giorno, ombre quando a sera
proviamo lanterne,
cerchiamo, con le anche in leggerezza
nel verso instancabile dei bambini,
stiamo e vogliamo,
veloci con due note di sorriso,
nelle estensioni di un bacio
rubato al mattino, stiamo e siamo
coriandoli in fondo alla luna
cerchi in luogo di superficie,
alberi a cadenza ristretta,
viali incontentabili di panchine,
stiamo alle porte del paradiso
come un sogno agli occhi