Radio Calabria

La musica popolare calabrese affonda le proprie radici nelle tradizioni accompagnando con i suoi strumenti (chitarra, organetto, zampogna, tamburello, ecc.) tutti i momenti della vita e dell’anno: dagli eventi lieti e gioiosi ( matrimoni, battesimi, feste comandate) ad eventi più tristi (funerali). Oggi la musica popolare calabrese viene riscoperta e riproposta in chiave moderna con nuove sonorità, senza però perdere di vista l’espressione folklorica che la caratterizza. Così, accanto ai tradizionali cantastorie, “mastri cantaturi” quali Otello Profazio, Enzo Laface, Micu u pulici, Mimmo Cavallaro, troviamo gruppi che hanno saputo rielaborare la musica popolare calabrese: Marasà, Lisarusa, Parafonè, Officina Kalabra, ecc.

La musica popolare calabrese è un viaggio appassionato all’interno del linguaggio – il calabrese a volte ricercato a volte ostico, plasmato sulla componente musicale e ritmica del suono- e dei ritmi, che convivono assieme a elementi della musica folk. Questo tipo di musica è quasi tutta musica a bordone con alternanza di due accordi. In musica, il bordone, in inglese drone, è un effetto armonico o monofonico di accompagnamento in cui una nota o un accordo sono suonati in modo continuo per buona parte o per l’intera composizione, sostenuti o ripetuti, e spesso determinano la tonalità della composizione stessa. L’uso sistematico del bordone ha origine nella musica antica dell’Asia di sudovest e si diffonde poi nell’India dell’est, nel nord e nell’ovest dell’Europa e nel sud dell’Africa.

Allo stesso tempo, un bordone è la parte di uno strumento musicale che produce delle note sostenute, generalmente senza una particolare attenzione dell’esecutore. Il sitar ed il sargam indiani sono strumenti (a corda pizzicata il primo, ad arco il secondo) capaci di eseguire dei bordoni. Le cornamuse e le ghironde sono anch’esse strumenti atti ad eseguire dei bordoni che donano allo strumento il loro suono così caratteristico. La quinta corda del banjo è anch’essa atta a produrre dei bordoni.

Strumenti tradizionali della musica calabrese

Zampogna detta anche (Ciaramedde) viene usata per suonare musica pastorale o tarantelle. Organetto,  la fisarmonica diatonica (colloquialmente detta organetto) è uno strumento a mantice. Può essere definito il padre della fisarmonica, essendole precedente. È fornita di bottoni e suona contemporaneamente la melodia e l’accompagnamento. È diffusa in tutto il mondo, in particolar modo nelle tradizioni popolari. E’ uno strumento musicale appartenente alla famiglia degli aerofoni (strumenti il cui suono è generato da un flusso d’aria) di tipo meccanico (l’aria è prodotta da un mantice) e provvisto di ance libere. Risultati immagini per Fisarmonica diatonicaL’ancia libera è una sottile linguetta di acciaio, fissata a un’estremità su una piastrina di ottone o alluminio forata in modo tale da consentire all’ancia di vibrare liberamente sotto il soffio dell’aria, producendo così il suono. Ogni ancia è intonata su una nota musicale. La lunghezza e la larghezza della linguetta sono proporzionate all’altezza della nota: più acuta è la nota, più piccola è l’ancia e viceversa. Le ance sono montate su intelaiature di legno (somiere) fissate all’interno di due cassettine, anch’esse di legno, dotate entrambe di tastiera. Una fisarmonica diatonica è caratterizzata da una tastiera melodica a bottoni, azionata dalla mano destra, nella quale le note sono ordinate per scale diatoniche (cinque toni e due semitoni). Le fisarmoniche diatoniche, nella parte destra, possono essere caratterizzate da una o due file di tasti, considerate verticalmente.

Uno dei più bravi (secondo me) interpreti di questo strumento è Antonio Grosso, che tra l’altro è stato il primo in Calabria a far rivalutare il ruolo dell’organetto, per anni ritenuto uno strumento prettamente tradizionale in grado di riprodurre la Tarantella, senza riuscire a guardare oltre. Le sue composizioni dimostrano che con l’organetto diatonico, quando c’è la passione, si può comporre e suonare qualsiasi tipo di musica.

Lira calabrese: La lira calabrese è uno strumento musicale tradizionale caratteristico di zone della Calabria, quali l’area della Locride e l’area del Monte Poro. Per le sue caratteristiche organologiche lo strumento fa pienamente parte di un gruppo definibile “lira bizantina”, una famiglia di cordofoni ad arco, con caratteristiche ricorrenti e molto simili fra loro, diffusi in tutta l’area dell’ex Impero bizantino. Si suona da sola o accompagnata dal tamburello, o dai frischiotti o dal terzinu. L’utilizzo del nome dissociato dalle caratteristiche strutturali e morfologiche potrebbe confondere questa con altre possibili lire.

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Il nome lyra veniva applicato dai romani a una variante della cetra a pizzico e che oggi vengono così definiti anche strumenti ad arco di diverso tipo (ad es. la lira pontiaca). Sotto il profilo eminentemente strutturale c’è da aggiungere che non vi è alcuno strumento ad arco corrispondente esattamente ai canoni del tipo lira nel mondo di lingua araba, né alcuno strumento del genere nell’Europa Occidentale – ad esclusione della Calabria bizantina.

Risultati immagini per tarantella calabrese balloLa tarantella calabrese. In Calabria il ballo tradizionale inizia a perdere la sua funzionalità sociale già nel ‘900, persistendo solo in alcune aree, per esempio, per quanto riguarda l’Aspromonte nella Valle di Sant’Agata, intorno a Cardeto, in altre zone in provincia di Reggio soprattutto sul versante jonico, dove la danza in pubblico resiste in occasione di festività religiose, o in diversi centri del Pollino, dove spesso si è mantenuto il significato e la funzione che la danza aveva in passato in seno ad una comunità. Lo svolgersi di Festival ed eventi musicali, soprattutto estivi, e di stage e corsi di ballo, rappresenta invece una evoluzione differente legata alla modernità e globalizzazione. Il rischio è ovviamente quello di perdere il linguaggio coreutico originario della danza e spesso della funzione stessa della “rota”. Nonostante vi sia una certa omogeneità nella Tarantella ballata e suonata in tutta la Calabria, vi sono comunque delle caratterizzazioni geografiche: dalla libera del catanzarese al sonu a ballu aspromontano e dallo zumparieddu della Sila alla viddanedda reggina e caratterizzazioni di stile: fimminina, masculina, libera.

Risultati immagini per tamburi che accompagnano i tradizionali "Giganti"In alcune zone della Calabria, come alcuni paesi del vibonese, la danza pubblica era, fino ad alcuni decenni fa, riservata agli uomini. Il suo ritmo (in 6/8) è riconoscibile anche nelle basi musicali dei tamburi che accompagnano i tradizionali “Giganti” (coppia di enormi fantocci con la testa di cartapesta fatti ballare da due uomini al loro interno).

Il ballo è in coppia uomo-donna, ma può essere anche uomo-uomo o donna-donna, e avviene dentro ad uno spazio circolare di persone definito rota. U mastru i ballu (maestro di ballo) si pone al servizio dei danzatori e dei suonatori e decide l’ordine con cui i componenti della rota possono ballare gestendone i turni. I suonatori fanno parte della rota e seguono l’andamento del ballo con il ritmo. La rota è sempre una sola, là dove c’è il suono, e non si balla al di fuori di essa ma si partecipa alla festa insieme: c’è tempo perché tutti ballino e tutti i suonatori si avvicendino. U mastru i ballu è nelle feste private il padrone di casa e nelle occasioni pubbliche (ballo di piazza) una persona che conosce le dinamiche della comunità, saprà quindi far ballare in coppia persone che anche durante le attività quotidiane sono amiche, evitandole persone che fra di loro hanno dissapori. Le occasioni pubbliche di ballo, a detta degli ultimi suonatori tradizionali viventi, rappresentavano una delle poche occasioni di contatto diretto tra persone di sesso differente non appartenenti alla stessa cerchia familiare.

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Fasi di ballo

  • I musicisti iniziano a suonare e si compone la rota, il maestro di ballo si pone al centro
  • Il maestro di ballo saluta i suonatori e accenna i primi passi della danza all’interno del cerchio
  • Il maestro di ballo sceglie la prima persona dalla rota che ballerà con lui
  • Il maestro di ballo sceglie un’altra persona da far ballare con la precedente
  • Al grido da parte del Mastru i Ballu di: “Fora u primu” (fuori il primo) il primo ballerino scelto ritornerà nella rota e il mastru i ballu ballerà col secondo ballerino.
  • Nel caso di una signora spesso si preferisce il “Grazie signora” per cambiare turno.
    Il maestro di ballo sceglierà il terzo ballerino da far ballare con il secondo e così via.

E’ difficile risalire alle origini della tarantella calabrese, ma ci sono varie ipotesi tra cui quella che vede la musica calabrese come danza di guerra. Sicuramente le origini vanno cercate nella cultura e nelle tradizioni. Il Folk Calabrese dunque, non è soltanto un genere musicale, ma anche cultura!

*bibliografia : immagini reperite in rete e materiale testologico dai seguenti siti, il tutto raccordato da note personali