di un giorno a freddo
si ricordano le mille dimenticanze
e gli occhi gettati oltre la strada,
vero come l’ultimo lampione in divieto
si avvale della notte per essere uguale agli altri,
quasi a mezz’ora da un ballo
che da lontano trema,
dove vivono i fianchi delle auto
e alcune rientranze di portoni
mentre sui numeri il grigio delle illusioni
si mischia ai sogni candidi dei muri

ed è come se fosse vero il frastuono dei passi,
il luogo incerto delle mani in cerca,
dove nemmeno quel vecchio abbaglio
sa più di panchina
perché ai resti del pane si svendono foglie
e le coscienze di un bidone,
lucernari d’inutili stelle
che affogano, dense d’asfalto
e di giochi in fuga,
scombinando e provando
come i fiori ostinati e senza paura

poi si sceglie di vivere, per poco,
o per quella sottile ironia che è la vita,
lezione maldestra piena d’amore
eppure incostante