si potrebbero smarrire gli occhi
per un’ora di stanze strette,
affiorare sui passanti in fondo alla strada
come uno strappo senza meta,
con gli angoli a mezz’aria
e un retrogusto di vetro sulle labbra,
scivolando stancamente
insieme all’immagine sulla finestra
in direzione di un cuore pieno
fraintesi per tutte le volte di un’emozione,
lì, proprio dove il giorno
si piega alla ruvida tentazione
del cielo intorno alla luna,
in quella terra lasciata al vento
dove l’alba è un moto d’ali
e la vita un appuntamento al buio

-è un’ombra che indugia il tempo,
avanza per un peso di fortuna
come inutile paesaggio e spasmo