il sorreggersi incondizionato dei vecchi
è un destino di pietra, una finestra sul nulla
arroccata di tempo
ostie dal profilo mediocre
sono storie di vento
che a ogni primavera sporgono di rami
hanno le mani sottili di pioggia
gli occhi sopravento
capelli e teli alla maniera dei mobili
di giorno stringono sedie in controluce
-oltre il giardino le corse sono ferme-
a volte i corpi trattengono il sole
per farne sale
e quando il buio muove solitudini
mimano i gesti incolumi del vuoto
con resti di medicine
per farne sonno e inquietudine
/ai solchi del volto poche chiese
accudiscono anime
quando il mondo -che chiamano vita-
è il modo dell’erba :
Beppe ha ricorrenze in salita
sentieri in cui l’impronta
è la solitudine della voce
Caterina appende foto
come un’ombra in semina
e miete zolle tra comodini di polvere
Melanconia, come una canzone di tanto tempo fa, che arriva da lontano.
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Una canzone dalle note tristi e solitarie, grazie per la condivisione.
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Proprio così. A te!
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Ma che bella! Non riesco a dire altro, per ora, ma mi ha colpito molto.
Un saluto
Alexandra
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grazie Alexandra e benvenuta sul mio blog 🙂
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Grazie 🙂
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Molto intensa, parla per immagini in apparenza non connesse al contesto, ma assai efficaci per descriverle, della solitudine della vecchiaia, dell’asprezza dell’ultimo tratto di cammino e della giovinezza inesausta dell’anime. Bella lirica!
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hai colto un aspetto (l’anima) che è una figura fondamentale in questi versi : l’abbandono non solo fisico ma forse quello più doloroso. Grazie Silvia
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la vita si dimena costantemente, fino al mancare delle forze. Il modo dell’erba è quell’essere inermi ed esposti, eppure rigogliosi e splendenti, un tempo.
Mia libera interpretazione Rosario,
un caro saluto
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interpretazione che non fa una piega Massimo, sei entrato perfettamente nei miei versi. Grazie
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trovo davvero molto bello l’uso delle metafore nel tuo forbito poetare. Specchi di quotidianità e inquietudine fanno da sfondo a cartoline di vita raccolte nelle ceste della memoria, in un susseguirsi di stati d’animo arresi alle volubilità del tempo.
Bravissimo!!
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hai letto bene caro Max, grazie della tua assidua presenza
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Mi sento stupida, non ho affettato il concetto, non trovo in me la chiave di lettura. Gradevole lo scritto ma mi spieghi?
notte serena
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Ciao Miriam grazie del passaggio, non pensavo dovessi spiegare ma lo faccio con piacere. Parlo dei vecchi e del tempo : dell’orologio appeso al corpo che inesorabilmente raccoglie ore e ne fa ricordi. Una coppia di anziani che stancamente continua a raccontarsi nei piccoli gesti quotidiani, che vede il destino assomigliare agli arredi della piccola casa e conta insieme al buio il rintocco dei passi che furono. Ciao
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Grazie, detta così, è bella e non così negativa come avevo interpretato. E’ lontano dal mio pensiero, che reputo gli anni che passano, il consolidamento di forza carattere e arte di invecchiare, sopratutto se si ha la fortuna di vivere la vecchiaia in compagnia condividendo anche l’incedere dei malanni,
Un destino di pietra, corpi per farne sale… era la mia una chiave di lettura tetra, che non capivo.
Scusa la sincerità, i versi comunque come ti scrissi sono gradevoli.
Notte
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