il sorreggersi incondizionato dei vecchi
è un destino di pietra, una finestra sul nulla
arroccata di tempo

ostie dal profilo mediocre
sono storie di vento
che a ogni primavera sporgono di rami

hanno le mani sottili di pioggia
gli occhi sopravento
capelli e teli alla maniera dei mobili

di giorno stringono sedie in controluce
-oltre il giardino le corse sono ferme-
a volte i corpi trattengono il sole
per farne sale

e quando il buio muove solitudini
mimano i gesti incolumi del vuoto
con resti di medicine
per farne sonno e inquietudine

/ai solchi del volto poche chiese
accudiscono anime
quando il mondo -che chiamano vita-
è il modo dell’erba :

Beppe ha ricorrenze in salita
sentieri in cui l’impronta
è la solitudine della voce

Caterina appende foto
come un’ombra in semina
e miete zolle tra comodini di polvere