Nacqui come balcone al buio,
un lutto sul petto e perso di tutto.
La vista ad altre strade,
incredulità per un tempo già morto,
il sentiero dietro casa
sigillato come l’oro.
Poi in un fiato di rose
sognai qualche ritiro che fosse adagio,
un viale per immaginarmi passo.
Un po’ di leggerezza
per non essere soltanto responsabilità d’obiettivo,
gambe da correre fino in fondo ad un pallone.
Ma inganno fu la vanità del vivere
nel sospirare contromano,
una lenta agonia nel rincorrere spazio.
E fu sete. Confini alla fine dei proiettili,
ombra a marcire strade.
E piansi.
Col volto del mondo come sentinella.
Figlio della luna a temere anche il cielo.
Ciao Sarino, posso essere un po’ polemica?
Non con te ma con i commentatori che magari , tramite parole altisonanti, si pongono nei tuoi confronti, ma che non hanno risposto alla tua spiegazione.
Ebbene sì, non sei tu ad essere ermetico, siamo noi ad essere superficiali, se non siamo capaci di confronarci.
Scusa, ma è un mio difetto, dico sempre quello che penso.
Salutone.
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Cara Laura dire quello che si pensa in maniera civile è una virtù che non tutti possiedono. Quindi fai bene ad esporre il tuo pensiero senza fronzoli o sotterfugi di sorta e nel rispetto dell’altro. In riferimento ai commentatori, ognuno è libero di condividere, apprezzare, criticare (in maniera educata e consona a quanto si sta commentando) i miei testi. In riferimento a questa poesia in particolare le riconosco una certa difficoltà interpretativa.
Certo la ragione stessa di un blog (almeno per me) risiede nella condivisione, in quella “corrispondenza di amorosi sensi” che dovrebbe risultare fondamentale in termini di accrescimento culturale, sociale e comunicazionale. Ma sono convinto che non debbano esistere obblighi né tantomeno vincoli. La necessità di approfondimento o di semplice scambio deve essere dettata dal piacere intrinseco del confronto e deve nascere in maniera del tutto naturale. Diversamente sarebbe solo una forzatura o un do ut des senza particolare importanza.
Poi è evidente che mi sarebbe piaciuto ricevere ulteriori spunti dopo la mia spiegazione, non fosse altro che per un nuovo scambio emozionale o di diversa interazione. Sarei ipocrita a negarlo. Ma allo stesso modo non ho particolari rimpianti per non averne avuti.
Del resto sono conscio dei tempi e degli impegni della vita quotidiana, come so bene quanto siano vaste – e a tratti convulsive – le occasioni che la rete ci offre.
Ti ringrazio di cuore per questo intervento che denota un certo grado di empatia verso le mie piccole “cose”. E non posso che esserne felice.
Ciao
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Te lo scrissi tempo fa, a volte sei ermetico, o forse noi siamo un po’ superficiali.
In ogni modo credo che”alessia lia” si sia probabilmente avvicinata alla vera essenza della tua poesia.
Si è tenuta sul generico ma è possibile che abbia compreso.
E’ comunque bello condividere perché possiamo migliorarci, anzi dobbiamo.
Alla prossima! 😉
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forse si, a volte non trovo parole per esprimere una sensazione, soprattutto quando si tratta di manifestare il mio dissenso e l’orrore per alcune scelte sconsiderate di noi uomini. Essere troppo crudo e “violento” con immagini e versi mi sembra di offendere nuovamente e ancora la memoria e i corpi di chi vive quelle brutture e violenze.
Ciao
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ragazzi apprezzo moltissimo la vostra condivisione e la passione con la quale mi seguite ma in questa poesia non ci sono ricordi personali o memorie di un tempo adolescente. C’è, ma evidentemente non sono stato in grado di trasmetterlo -e me ne rammarico- un bisogno di ripudiare e e di evidenziare gli orrori della guerra. In particolar modo quella che “tocca” ai bambini, impotenti vittime di un gioco troppo grande per loro. Questa è una poesia che è scaturita dopo aver visto un’immagine che ritraeva un bambino siriano intento a bere da una pozza d’acqua. Quella sete che è richiamata nel testo è sete di vita, arsura per un tempo che non crescerà mai. E sogni che non si riveleranno mai inizio, semplici aspirazioni (gambe da correre fino in fondo ad un pallone), parole che necessiterebbero di un fiore invece che di proiettili e confini. Bambini già nati con un destino segnato (Nacqui come balcone al buio, un lutto sul petto e perso di tutto). In quell’incipit c’è tutta la disperazione di un giovane sorriso.
Un abbraccio a tutti.
E grazie, sinceramente grazie per essere ancora qui. Nonostante la poca capacità che ho dimostrato nell’imprimere le mie sensazioni.
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i ricordi. Una fonte inesauribile di pensieri, di emozioni e di sensazioni. Il flusso dei ricordi scorre lento mentre noi li osserviamo per selezionarli.
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I ricordi costituiscono il repertorio che qualsiasi memoria umana possiede. Essi, una volta fissati dentro di noi, sono in grado di restare per lunghi periodi di tempo e la loro rievocazione si basa perlopiù sull’interesse, sullo sprone concreto a voler ricordare.
La loro funzione è alquanto elevata :essi sono come flash, come foto da rispolverare e ripercorrere.
Spesso costituiscono il nostro punto d’orgoglio, sono parte inalienabile della nostra esistenza………e non potrebbe essere altrimenti.
Un abbraccio,
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beh… una realtà descritta in versi… molto bella
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profondità di vedute in questi versi che trasportano le ombre di ieri nei calici dell’oggi. Amarezze e confini urtano sensibilità di sguardi, dove tutto diventa risposta, nel passo ovattato di un’idea che bussa alla porta del nostro tempo.
Sempre molto bravo.
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Buon mercoledì caro Sarino.
sheraconunabbraccio
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